9 novembre a Lecco

Venerdì 25 ottobre all’Arrotino

presidio 19 ottobre a Lecco

Volantini distribuiti davanti alle aziende di Lecco

podcast della serata sulla diserzione del 17 luglio all’arrotino

Per chi fosse interessato ad ascoltare gli interventi della serata sulla diserzione che si è tenuta all’Arrotino lo scorso luglio, rimandiamo al podcast su radio blackout.

https://radioblackout.org/2024/07/lecco-17-07-24-la-diserzione-possibile/

mercoledì 17 luglio

iniziativa a Faenza sulla Fiocchi

volantino dell’assemblea permanente contro le guerre

aperitivo a Lecco

Lunedì 13 maggio a Lecco

Disarmiamo l’università, iniziativa in Statale a Milano

verso il corteo del 18 maggio

verso il corteo “disarmiamo la fiocchi”

Venerdì 10 maggio “APERITIVO COI FIOCCHI”

A causa della concomitanza con l’aperitivo chiamato dall’assemblea permanente contro le guerre, la cena all’arrotino DI VENERDì 10 MAGGIO è rimandata a data da destinarsi.

Invitiamo tutti a venire dalle 17 in piazza v alpini a Lecco per l'”aperitivo coi fiocchi”!

 

verso il corteo “disarmiamo la fiocchi”

Venerdì 19 aprile a Lecco

12 aprile a Pisa

Corteo 18 maggio a Lecco

venerdì 4 aprile all’arrotino

Giovedì 26 marzo all’arrotino

mercoledì 21 febbraio a Lecco

PROCESSO A LECCO

Si è svolto oggi, giovedì 1 febbraio, il processo in primo grado a 3 compagnx accusati di manifestazione non autorizzata per il presidio per Alfredo del 28 gennaio del 2023 a Lecco.
Due compagnx hanno colto quest’occasione per leggere due dichiarazioni spontanee al processo, per ribadire la solidarietà ad Alfredo e a tutti i detenuti rinchiusi nel regime di 41 bis.
Abbiamo voluto in questo modo rilanciare la lotta contro il carcere e il 41 bis anche nelle loro aule, anche grazie alla folta presenza in aula.
Il processo si è concluso con tre assoluzioni!
Alleghiamo le due dichiarazioni.

DICHIARAZIONI:

Oggi sono qui, accusata di essere fra i promotori di una manifestazione non autorizzata in solidarietà al compagno anarchico Alfredo Cospito avvenuta il 28 gennaio 2023 a Lecco.
In quel momento Alfredo era in sciopero della fame dal 20 ottobre 2022,contro il regime di 41 bis a cui era stato sottoposto dal maggio 2022.
Non mi compete e non mi interessa l’esito dell’accusa di cui sopra, mi preme invece affermare, oggi come allora, la mia solidarietà alla lotta di Alfredo contro il regime di tortura legalizzata in cui è tutt’ora rinchiuso.
In quell’occasione sono scesa in piazza, ho parlato e ho volantinato, come in molte altre occasioni, in altre città, in presidi e cortei.
Ho espresso la mia preoccupazione per la vita di Alfredo, trasferito due giorni dopo dalla sezione 41 bis del carcere di Bancali (SS) al reparto sanitario 41 bis del carcere di Opera (MI), a causa dell’aggravamento delle sue condizioni di salute.
Ho preso posizione contro il regime di detenzione in cui, lui e molti altri prigionieri, si trovano, un regime dove la vita è deprivata della vita stessa: ogni momento della giornata è regolamentato e monitorato dai carcerieri; si ha una sola ora d’aria al giorno dove la socialità è condivisa con altre massimo 3 persone scelte dal carcere; si possono tenere solo un massimo di 4 libri in cella e i giornali e la posta vengono censurati; non c’è possibilità di vedere il cielo, perché le finestre hanno le bocche di lupo, o di toccare un filo d’erba, perché il passeggio è in uno spazio angusto con alte mura e fitte grate sopra; si hanno i colloqui con i familiari solo per un’ora al mese, ma senza nessun contatto umano o affettivo, il vetro divisorio e il citofono impediscono abbracci o anche solo una carezza; per non parlare dello spazio in cui si trascorrono 23 ore della giornata, stanze di 3,5 m x 1,5 m, con branda, sedia, tavolino e wc, non c’è spazio per muoversi o camminare.
Di fronte a questa tortura della deprivazione sensoriale, psicologica, culturale e affettiva come non esporsi con la propria persona contro il regime di tortura del 41 bis?
Io oggi come ieri continuo a portare con la mia voce, i miei pensieri e le mie azioni questa lotta di giustizia sociale, in solidarietà ad Alfredo e a tutti coloro che ancora subiscono quel regime.
Oggi come ieri ripeto: fuori Alfredo dal 41 bis, fuori tutti/e dal 41 bis.

Maya

 

Voglio prendere parola in questo processo per continuare a contribuire al dibattito che lo sciopero della fame di Alfredo Cospito ha creato lo scorso anno, riportando anche in questi luoghi, come i tribunali, il discorso sui regimi carcerari di tortura che lo Stato italiano utilizza.

Per prima cosa voglio sottolineare che Alfredo si trova ancora oggi in quella mordacchia medievale del 41 bis, e il mio pensiero non può che andare a lui anche in questo momento.

Quindi, visto che mi si processa perché il 28 gennaio 2023 ho deciso di scendere in piazza a Lecco, insieme a decine di altre persone, per portare solidarietà e vicinanza ad Alfredo, allora già in sciopero della fame da oltre 100 giorni, e a quelle oltre 750 persone che vivono sulla propria pelle il regime di tortura del 41 bis, mi sembra giusto riportare anche in quest’aula ciò che ho detto da un megafono quel giorno in piazza.

Alfredo è un compagno anarchico rivoluzionario, che ha deciso, dal 20 ottobre 2022, di intraprendere uno sciopero della fame ad oltranza per la declassificazione dal 41 bis dopo aver vissuto sulla propria pelle l’orrore di questo regime. La sua lotta ha svegliato chi, per anni, non si è accorto di quello che avveniva nelle segrete di stato del 41 bis. Anche solo per questo non posso che ringraziarlo della sua indomita passione per la libertà. Ha intrapreso questa lotta innanzi tutto per sé stesso; tuttavia, da anarchico, ha voluto anche portare la sua lotta personale sul piano politico, scoperchiando il vaso di Pandora di questa forma di tortura legale italiana a nome di tutti i detenuti nella sua stessa condizione.

Ma cos’è il 41 bis?

Il 41 bis è un regime carcerario adottato nel 1992, come provvedimento temporaneo e di carattere emergenziale, a seguito delle stragi mafiose di quegli anni. Col tempo lo stato italiano lo ha risistemato a suo piacimento, ampliandone l’applicazione a molte categorie di prigionieri. Il 41 bis, caso forse unico nel mondo, è uno strumento di tortura decretato per legge. Il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, in accordo con la procura Antimafia e il Garante per i detenuti, regolamenta la vita delle prigioniere e dei prigionieri entrando in ogni istante della loro giornata; isolamento totale per 23 ore al giorno, 3-4 libri al massimo da tenere in cella, una sola ora di colloquio al mese solo con i familiari dietro un vetro divisorio e parlando con un citofono, censura della corrispondenza, divieto di ricevere informazioni sui propri interessi o sul proprio territorio addirittura dai quotidiani (gli articoli “non adatti” vengono ritagliati dalle guardie), e molto altro. Queste restrizioni nulla hanno a che fare con questioni di sicurezza: rappresentano invece delle vessazioni gratuite, la vendetta dello stato. In pratica si vuole seppellire vivo il prigioniero, annichilendolo e umiliandolo.

Contro tutto questo Alfredo ha lottato con l’unico mezzo che gli rimaneva, il proprio corpo.

Citando Alfredo:

“La mia lotta contro il 41 bis è una lotta individuale da anarchico, non faccio e non ricevo ricatti. Semplicemente non posso vivere in un regime disumano come quello del 41 bis, dove non posso leggere liberamente quello che voglio, libri, giornali, periodici anarchici, riviste d’arte e scientifiche e di letteratura e storia. L’unica possibilità che ho di uscire è quella di rinnegare la mia anarchia e vendermi qualcuno da mettere al posto mio. Un regime dove non posso avere alcun contatto umano, dove non posso più vedere o accarezzare un filo d’erba o abbracciare una persona cara. Un regime dove le foto dei tuoi genitori vengono sequestrate. Seppellito vivo in una tomba, in un luogo di morte. Porterò avanti la mia lotta fino alle estreme conseguenze, non per un “ricatto” ma perché questa non è vita.”

Per tutto questo, a prescindere da quello che si deciderà in questo processo, continuerò a portare le mie idee e la mia parola nelle strade e nelle piazze.

Per la liberazione di Alfredo Cospito

Per l’abbattimento del regime di tortura del 41 bis

Contro ogni galera

Michael

 

dichiarazioni processo a lecco PDF

presidio sabato 3 febbraio

presentazione assemblea permanente contro le guerre

iniziativa giovedì 18 gennaio

13 gennaio CORTEO ANTIFA

presidio a Lecco il 23 dicembre

24 dicembre all’arrotino

iniziativa venerdì 15 dicembre

mercoledì 29 novembre all’arrotino

Presidio a Lecco il 17 novembre

Iniziativa 10 novembre all’arrotino

volantino distribuito il 3 novembre in piazza a Lecco

venerdì 3 novembre a Lecco

Arrestato il nostro compagno Stecco

Il 20 ottobre è stato arrestato a Bordighera il nostro compagno Stecco. Era latitante da quasi due anni e il mandato di cattura era stato emesso nell’ambito del processo cd. “No name”, in cui è imputato per favoreggiamento alla latitanza di Juan e falsificazione di documenti.

Ora si trova nel carcere di Sanremo, ma ha già un cumulo di pena di oltre 5 anni in seguito a condanne per le lotte contro le frontiere e contro fascisti e leghisti vari

Con Stecco abbiamo condiviso anni di lotte, presentazioni di libri delle edizioni “El Rùsac” che aveva messo in piedi, serate all’Arrotino o camminate in montagna. Chiacchierando su Belgrado Pedrini o su Maria Nikiforova, passando le notti a difesa delle occupazioni o stando fianco a fianco in un corteo, vivendo concerti hardcore o passando ore in assemblee antimilitariste e molte altre cose.

Inutile dire che tutto questo lo Stato non lo potrà mai scalfire.

Saremo sempre complici e solidali con chi, davanti alla mannaia repressiva, sceglie o ha scelto in passato la via della latitanza.

In questi anni lo sperarlo in viaggio ci ha sempre dato forza, con la speranza che lui continuasse a percorrere quella strada per la libertà.

Il suo arresto non può che fare aumentare la voglia di continuare a lottare per un altro mondo possibile.

Con amore e tanta rabbia

Libertà per Stecco

Centro di documentazione anarchico l’Arrotino

 

Per scrivergli:

Luca Dolce

c/o Casa circondariale Sanremo

Strada Armea 144

18038 Sanremo

confermato il 41 bis ad Alfredo

Il tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto l’istanza per la revoca del 41 bis ad Alfredo Cospito (23 ottobre 2023)

Informiamo che il 23 ottobre è stato reso noto l’esito dell’udienza del 19 ottobre scorso presso il tribunale di sorveglianza di Roma: l’istanza di revoca anticipata della detenzione in regime di 41 bis per il compagno anarchico Alfredo Cospito è stata respinta. Ricordiamo che Alfredo si trova attualmente recluso nel carcere di Bancali, a Sassari (indirizzo: Alfredo Cospito, C. C. “G. Bacchiddu”, strada provinciale 56 n. 4, Località Bancali, 07100 Sassari).

In quest’occasione, sebbene alcune strutture dell’antiterrorismo (specificatamente, la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione) avessero espresso dei pareri favorevoli alla revoca del provvedimento di detenzione in 41 bis, ha prevalso la volontà politica di mantenere il compagno in questo regime detentivo.

Nei giorni scorsi i pareri di tali strutture hanno avuto un certo rilievo tra i mass-media di lingua italiana. A gennaio l’antiterrorismo fornì una prima volta i propri pareri in occasione di un’altra istanza di revoca anticipata, a quel tempo inviata al ministro della giustizia Nordio (oltre alla DNAA, all’epoca si espresse anche il comando del ROS dei carabinieri). Se mesi fa, durante lo sciopero della fame a oltranza, questi pareri favorevoli alla revoca del 41 bis manifestarono la dinamica contradditoria interna alle istituzioni e all’apparato repressivo innescata dal movimento di solidarietà internazionale, attualmente esprimono ancora una volta come la mobilitazione abbia reso evidenti e consolidato delle contraddizioni nell’organismo statale. Questa è la strada su cui continuare, rendendo il costo politico di tali contraddizioni sempre più alto.

Nel respingere le schifose calunnie dei tribunali sul fatto che gli anarchici possano avere dei “capi” o ricevere degli ordini, non ci nascondiamo che sulla pelle del compagno si sta giocando un monito di deterrenza per tutti noi. Quel monito, oggi come ieri, va rispedito al mittente con la massima fermezza. Gli anarchici non hanno bisogno di farsi istigare o orientare da alcun leader prigioniero, ci riuscite benissimo voi.

Solidarietà rivoluzionaria con Alfredo Cospito e con tutti gli anarchici e i rivoluzionari prigionieri

Rovesciamo la guerra dei padroni in guerra contro i padroni

Venerdì 20 ottobre all’arrotino

il 21 ottobre a Ghedi

Gino trasferito al carcere di Alessandria

Riceviamo e diffondiamo:

Operazione Scripta Scelera: Gino Vatteroni è stato trasferito dal carcere di Massa a quello di Alessandria (9 ottobre 2023)

Il compagno anarchico Gino Vatteroni è stato trasferito dal carcere di Massa a quello di Alessandria, nella sezione di “Alta Sicurezza 2”, dove sono stati imprigionati in passato molteplici compagni anarchici e dove sono attualmente prigionieri alcuni militanti comunisti rivoluzionari. Il compagno si trova nel circuito di Alta Sicurezza in quanto l’accusa di istigazione a delinquere (art. 414 c. p.) ha la circostanza aggravante della finalità di terrorismo (art. 270 bis 1 c. p.).

Ricordiamo che il compagno – arrestato l’8 agosto per l’operazione Scripta Scelera contro il quindicinale anarchico internazionalista “Bezmotivny” e inizialmente posto agli arresti domiciliari con tutte le restrizioni e il braccialetto elettronico – è stato tradotto in carcere il 4 ottobre per via di un inasprimento della misura cautelare disposto dal GIP a partire da una segnalazione della DIGOS. Nella stessa giornata anche un’altra compagna, Veronica, ha ricevuto la notifica dell’aggravamento della misura cautelare dall’obbligo di dimora con rientro notturno dalle 19:00 alle 07:00 agli arresti domiciliari con tutte le restrizioni e il braccialetto elettronico (si veda l’“Aggiornamento sull’operazione Scripta Scelera: Gino trasferito in carcere a Massa, Veronica agli arresti domiciliari con tutte le restrizioni”).

Pertanto a seguito dell’inasprimento delle misure cautelari, la situazione dei dieci compagni e compagne per cui in due occasioni il PM Manotti aveva richiesto l’arresto in carcere è la seguente: oltre a Gino in carcere ad Alessandria, altri quattro si trovano agli arresti domiciliari con tutte le restrizioni, tre all’obbligo di dimora con rientro notturno dalle 19:00 alle 07:00, uno anch’esso all’obbligo dimora e con rientro notturno dalle 21:00 alle 06:00. Infine, un decimo compagno è indagato senza alcuna restrizione.

Con queste continue provocazioni da parte della DIGOS (ricordiamo che in questi due mesi un compagno era stato posto in carcere per qualche notte in attesa di individuare il domicilio e un altro ha ricevuto un aggravamento della misura in arresti domiciliari per un mese come monito per una presunta violazione delle prescrizioni) la polizia politica è infine riuscita – per la prima volta nella storia recente – a collocare un compagno anarchico in custodia cautelare in carcere, per giunta in AS2, sulla base di un reato oggettivamente di opinione. Il fatto si pone come ennesima escalation repressiva contro la stampa e le idee dell’anarchismo rivoluzionario in Italia, in continuità con l’operazione Sibilla e con il trasferimento di Alfredo Cospito in regime di 41 bis al fine di colpire il contributo che il compagno ha continuato a dare al movimento per dieci anni da dietro le sbarre. Di fronte all’offensiva repressiva dello Stato, non ci faremo intimidire da queste vere e proprie politiche di guerra: perseveriamo nell’agitazione e nella propaganda anarchica.

Solidarietà con Gino e con tutti gli anarchici e i rivoluzionari prigionieri!

Alcuni anarchici indagati e solidali

L’indirizzo del compagno:

Gino Vatteroni
C. R. “S. Michele” – Alessandria
strada statale per Casale 50/A
15121 Alessandria

Riportiamo qui di seguito le coordinate del conto per la cassa di solidarietà con i compagni inquisiti:

Carta postepay numero: 5333 1711 9250 1035
IBAN: IT12R3608105138290233690253
Intestataria: Ilaria Ferrario

Appello “SABOTIAMO LA GUERRA”

SABOTIAMO LA GUERRA

Appello per una mobilitazione internazionale ed internazionalista contro la guerra in Ucraina

La guerra in corso in Ucraina non è un conflitto tra i tanti, e men che meno una semplice “guerra per le risorse”, ma un capitolo centrale di un più ampio scontro tra blocchi di Paesi capitalisti per la spartizione del mondo, in cui sono in gioco la supremazia economica, militare, tecnologica e la ridefinizione degli equilibri internazionali. Infatti, mentre in Ucraina si combatte da più di un anno e mezzo, si profila sullo sfondo lo scontro militare con il principale avversario del capitalismo occidentale, la Cina. Dire che siamo sul piano inclinato che può portare alla terza guerra mondiale non ci sembra né un’esagerazione né un inutile allarmismo.

….

Puoi leggere l’appello completo in:

Sabotiamo la guerra. Appello per una mobilitazione internazionale ed internazionalista contro la guerra in Ucraina

Per l’appello impaginato:

sabotiamo-la-guerra

sabotiamo-la-guerra-k

Venerdì 1 settembre all’arrotino

ENNESIMA OPERAZIONE REPRESSIVA ANTIANARCHICA A CARRARA

 

Il silenzio e la censura che il potere cerca di imporre sulla solidarietà anarchica non impedisce che questa ci sia (…), in tutto il mondo esiste un sospiro caldo che travalica i confini e può generare la slavina che travolgerà l’esistente.

Da “Bezmotivny” n°1

8 agosto 2023 la repressione bussa alle porte di dieci compagni e compagne in tutta la penisola, del circolo anarchico Goliardo Fiaschi di Carrara e di una tipografia.

I compagni, di cui uno in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 5 con obblighi di dimora con rientro notturno, sono accusati di associazione con finalità di terrorismo, istigazione e apologia con finalità di terrorismo e offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica. Tutte queste accuse derivano dal fatto che i coinvolti nell’indagine partecipavano alla stesura di Bezmotivny, quindicinale anarchico arrivato al terzo anno di pubblicazione. I compagni sono accusati di “attività di propaganda sovversiva” attraverso “la redazione, la stampa e la diffusione, sull’intero territorio nazionale, del periodico clandestino denominato Bezmotivny – Senza Motivo“. A differenza di molte altre indagini del passato, in cui si veniva accusati anche di azioni avvenute, in questo caso la direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo si è basata esclusivamente sugli scritti della pubblicazione. In questi tempi di guerra bastano le idee e le parole pericolose per essere inquisiti.

Ai compagni e alle compagne colpiti dalla repressione va tutta la nostra solidarietà, colpevoli di aver dato alle stampe uno strumento che in questi anni ha contribuito alla discussione e al dibattito su varie tematiche anarchiche e internazionaliste. Un periodico che dava voce agli insorti, attraverso la pubblicazione di rivendicazioni delle azioni avvenute in tutto il mondo. Un giornale che ha lasciato spazio agli scritti dei compagni sequestrati dallo stato, come fatto con Alfredo, che dopo mesi di lotta resta rinchiuso in quel regime di tortura che è il 41 bis.

Continueremo sempre a propagandare le idee anarchiche, quelle idee che mirano a distruggere questa società fatta di soprusi, di classi, di oppressi e oppressori, di sfruttati e sfruttatori, quelle idee che attraverso la propaganda vogliono divenire realtà, mettendo a soqquadro l’esistente.

Al fianco dei compagni colpiti da queste ennesime misure repressive

Sempre con Alfredo contro il 41 bis

Morte allo stato e viva l’anarchia

 

Centro di documentazione anarchico l’Arrotino

 

L’indirizzo per scrivere a Gigi:

Luigi Palli

Casa circondariale di La Spezia

Piazza G. Falcone e P. Borsellino n. 1

CAP 19125

La Spezia (SP)

 

Ennesima operazione repressiva antianarchica a Carrara pdf

Aperitivo 26 maggio

Iniziativa venerdì 12 maggio al Galeone

Dopo 180 giorni Alfredo termina lo sciopero della fame

ALFREDO COSPITO HA DECISO DI PORRE FINE AL SUO SCIOPERO DELLA FAME CONTRO 41 BIS ED ERGASTOLO OSTATIVO. NEGLI ULTIMI SEI MESI LA SUA LOTTA HA FINALMENTE PORTATO ALLA LUCE E ALL’ATTENZIONE DI TUTTI COSA SIA CONCRETAMENTE IL 41 BIS.

Per sei mesi le pratiche più diverse si sono saldate all’esterno del carcere nel denunciare l’aberrazione del 41 bis e sostenere, con ogni mezzo necessario, la lotta di Alfredo. I presidi e gli attacchi incendiari, gli striscioni creativi e le esplosioni fragorose, le assemblee informative e i cortei combattivi si sono saldati senza soluzione di continuità nel propagandare l’opposizione totale al sistema carcerario e, a maggior ragione, a questa sua estrema applicazione. Pratiche diverse, messe in atto da persone diverse o uguali, hanno permesso di squarciare il muro del silenzio mediatico e gridare forte che tutto ciò, per Alfredo come per chiunque altro, è inaccettabile. Un altro punto, da sempre caro al movimento anarchico, è stato altrettanto importante per raggiungere questo obiettivo: l’internazionalismo. Compagni e compagne di tutto il mondo si sono gettati nella lotta con uguale impegno e risultati non si sono fatti attendere: non è forse esagerato pensare che le manifestazioni all’estero, gli attacchi alle ambasciate, i presidi e i roghi di macchine mal parcheggiate abbiano posto una certa pressione nei confronti del governo italiano, spingendolo se non a tornare sui propri passi, quanto meno a dover dar ragione degli avvenimenti e, finalmente, a pronunciarsi apertamente sulla questione.

La lotta non è stata vinta, questo è evidente: Alfredo resta rinchiuso in 41 bis, probabilmente la sua salute ha subito danni irreparabili e la sentenza della corte costituzionale del 18 aprile, pur togliendo dalle sue spalle lo spettro del fine pena mai, lo seppellisce di fatto in carcere per i prossimi vent’anni. Eppure di 41 bis ora si parla apertamente, dire che nemmeno i mafiosi devono subirlo non è più incomprensibile ai più e, forse, resta una labile speranza che il compagno possa uscire da quella tomba per vivi nei prossimi anni.

La fine dello sciopero della fame di Alfredo non può marcare la fine della lotta contro il 41 bis, proprio perché questa non è soltanto la sua lotta: rivitalizzata grazie al suo coraggio, tracimata finalmente in ambienti non strettamente anarchici o anticarcerari, questa lotta può e deve continuare con uguale passione e costante intensità, portata avanti da tutti coloro che sognano un mondo diverso. Con diverse pratiche, a volte diverse sensibilità, ma che riescano a portare un attacco reale a questo strumento repressivo.

 

CONTRO OGNI CARCERE, CONTRO IL 41 BIS

LIBERTÀ PER ALFREDO E TUTTI I COMPAGNI E LE COMPAGNE IMPRIGIONATI

 

Anarchici e solidali con Alfredo

aperitivo benefit

Aggiornamenti sullo sciopero e condizioni fisiche di Alfredo

riceviamo e diffondiamo:

Aggiornamenti sullo sciopero e condizioni fisiche di Alfredo

Oltre alla disinformazione di regime che sta adottando in maniera sistematica la calunnia, il falso ed il silenzio per togliere visibilità all’iniziativa di Alfredo e smorzare la mobilitazione solidale, sta circolando anche nelle comunicazioni tra compagni la notizia falsa dell’interruzione dello sciopero della fame.

Alfredo non ha interrotto lo sciopero: dopo più di 170 gg dall’inizio della protesta ora sta tentando di limitare i danni causati dal digiuno, in vista dell’udienza della Corte Costituzionale del prossimo 18 aprile. Ha bevuto un po’ di brodo vegetale e sta assumendo gli integratori.

La prosecuzione dello sciopero della fame nelle modalità con cui l’ha condotto in questi mesi lo esporrebbe prima dell’importante scadenza del 18, più che al pericolo di morte (verosimilmente i medici e il monitoraggio a cui è sottoposto riuscirebbero a scongiurarlo), a uno scadimento progressivo e permanente del fisico, con conseguenze più o meno gravi consistenti nell’ulteriore menomazione del sistema nervoso periferico. Alfredo ha già subito a causa del digiuno un danno neurologico, verosimilmente irreversibile, in base al quale non ha più alcuna sensibilità ad un piede e una sensibilità ridotta all’altro, nonché un inizio di perdita di sensibilità anche ad una mano.

La posta in gioco è alta e Alfredo, come fatto sino ad ora, la affronta un passo alla volta. In questo momento, il traguardo è il 18 aprile. Le decisioni in merito a come deciderà di proseguire sono dunque rimandate a quando sarà diffuso l’esito dell’udienza.

A fianco di Alfredo, contro tutte le galere!

Cassa Antirep delle Alpi occidentali

Aggiornamenti importanti sulle condizioni detentive e di salute dell’anarchico Alfredo Cospito

da lanemesi.noblogs.org

Aggiornamenti importanti sulle condizioni detentive e di salute dell’anarchico Alfredo Cospito

Alfredo NON ha terminato lo sciopero della fame!
Le notizie girate in questi giorni sui media sono false e calunnianti, come oramai è abitudine in questa storia: gli è stato proposto del latte, ma Alfredo lo ha rifiutato. Se deciderà di ricominciare a nutrirsi seguirà le indicazioni fornitegli dal medico di fiducia già da tempo.
In vista dell’udienza del 18 aprile ha deciso di riprendere gli integratori: potassio per stabilizzare il cuore, vitamine per cercare di arginare il problema neurologico agli arti inferiori, e proteici. Dopo l’udienza presso la corte costituzionale a Roma, chiamata ad esprimersi sulla legittimità giuridica nel concedere o meno le attenuanti in relazione alla condanna per 285 c. p. (“strage allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato”, che prevede unicamente l’ergastolo) decretata dalla cassazione nell’ambito del processo Scripta Manent, deciderà come procedere.

È stanco e in alcuni momenti fatica a mantenere la concentrazione, ma è lucido e presente.
Nel reparto carcerario del San Paolo NON gli sta arrivando posta, nemmeno telegrammi.
NON gli stanno consegnando libri, nemmeno quelli che ha comprato attraverso il carcere di Opera dopo autorizzazione.
Nella stanza dove è ricoverato ha solo luce artificiale, non gli è possibile distinguere il giorno dalla notte.
E infine, i dottori del reparto di medicina penitenziaria del San Paolo, che seguono Alfredo, hanno ancora disposizione di non parlare e confrontarsi col dottore di fiducia, ma di consegnare solo le cartelle cliniche. Cosa questa che impedisce di fatto che possa essere seguito nel modo migliore.

CONTINUIAMO LA LOTTA AL FIANCO DI ALFREDO!

FACCIAMOGLI ARRIVARE LA NOSTRA RABBIA E IL NOSTRO AMORE, PERCHÉ SENTA CHE CHI LOTTA NON È MAI SOLO!

[5 aprile 2023]

venerdì 7 aprile a Lecco

Vince è libero

Dopo svariate udienze, sedi processuali, sentenze favorevoli e contrarie, parere della corte di giustizia europea ecc ecc

Vince è finalmente libero in Francia.

Infatti dopo la sentenza di venerdì scorso che di fatto rifiutava l’accoglimento del Mandato di Arresto Europeo, la procura francese ha deciso di non ricorrere in cassazione.

Da anni passando per le vie di Lecco come per quelle di tutta la penisola leggiamo spesso e volentieri sui muri la scritta “Vince libero”.

Da oggi potremo sorridendo metterci una “è” a divider le due parole.

Genova brucia ancora

Per l’anarchia

Dichiarazione di Alfredo Cospito

Con amore e con rabbia pubblichiamo queste parole di Alfredo pronunciate in videoconferenza dal carcere di Opera.
La forza che esprimono è più forte di ogni potere, di ogni gabbia, di ogni Stato.

Dichiarazione-di-Alfredo-Cospito-alludienza-di-riesame-per-le-misure-cautelari-delloperazione-Sibilla

Dichiarazione di Alfredo Cospito all’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla

Innanzitutto volevo iniziare con una citazione del mio istigatore:

“Il nostro ordinamento ha introdotto quella figura di isolamento mortuario che è il 41 bis, e che per certi aspetti è più incivile anche di questa mutilazione farmacologica. Questo per dire che il nostro sistema non brilla di civiltà”
Carlo Nordio, 28 marzo 2019

Questo è stato il mio istigatore della lotta che ho iniziato. Non avrei mai pensato di arrivare fino a questo punto, ho sempre trovato ridicolo il melodramma, amo di più la commedia, ma così è andata. In fin dei conti siamo o non siamo il paese del melodramma? E quindi mi tocca finire in bellezza. Però se ci penso qualcosa di ironico c’è: sono l’unico coglione che muore nel progredito Occidente democratico poiché gli viene impedito di leggere e studiare quello che vuole, giornali anarchici, libri anarchici, riviste storiche e scientifiche, senza trascurare gli amati fumetti.

Ammetterete che la cosa è paradossale e anche un po’ buffa, non riesco a vivere in questo modo, proprio non ce la faccio, spero che chi mi ama lo capisca. Non ce la faccio ad arrendermi a questa non-vita, è più forte di me, forse perché sono un testone anarchico abruzzese. Non sono certo un martire, i martiri mi fanno un certo ribrezzo. Sì, sono un terrorista, ho sparato ad un uomo e ho rivendicato con orgoglio quel gesto anche se, lasciatemelo dire, la definizione fa un po’ ridere in bocca a rappresentanti di Stati che hanno sulla coscienza guerre e milioni di morti e che a volte, come uno dei nostri ministri, si arricchisce col commercio di armi. Ma che vogliamo farci, così va il mondo, almeno finché l’anarchia non trionferà e il vero socialismo, quello antiautoritario e antistatalista, vedrà finalmente la luce. Campa cavallo direte voi e anch’io, per adesso gli unici spiragli di luce che vedo sono i gesti di ribellione dei miei fratelli e sorelle rivoluzionari per il mondo e non sono certo poca cosa, perché sono fatti con cuore, passione e coraggio, per quanto sparuti e sconclusionati possano sembrare.

Detto questo, volevo spiegare il senso del mio accanimento contro il regime del 41 bis. Qualche giurista credo l’abbia capito, ma in pochissimi hanno compreso: il 41 bis è una metastasi che rischia e di fatto sta minando il vostro cosiddetto stato di diritto, un cancro che in una democrazia un tantino più totalitaria – e con il governo della Meloni ci siamo quasi – potrà essere usato per reprimere, zittire col terrore qualunque dissidenza politica, qualunque sorta di ipotetico estremismo. Il tribunale che decide la condanna alla mordacchia medievale del 41 bis è del tutto simile a quello speciale fascista, le dinamiche sono le stesse: io potrò uscire da questo girone dantesco solo se rinnegherò il mio credo politico, il mio anarchismo, solo se mi venderò qualche compagno o compagna. Si inizia sempre dagli zingari, dai comunisti, dagli antagonisti, teppisti, sovversivi e poi le sinistre più o meno rivoluzionarie.

Come potevo non oppormi a tutto questo, certo in maniera disperata, e per un anarchico, proprio perché non abbiamo un’organizzazione, la parola data è tutto, per questo andrò avanti fino alla fine. Per concludere, come disse se ricordo bene l’anarchico Henry prima che gli tagliassero la testa: quando lo spettacolo non mi aggrada avrò pure diritto ad abbandonarlo, uscendo e sbattendo rumorosamente la porta. Questo farò nei prossimi giorni, spero con dignità e serenità, per quanto possibile.

Un forte abbraccio a Domenico che al 41 bis di Sassari ha iniziato lo sciopero della fame con la speranza di poter riabbracciare i propri figli e i propri cari, nella mia forte speranza che altri dannati al 41 bis spezzino la rassegnazione e si uniscano alla lotta contro questo regime che fa della costituzione e del cosiddetto – per quanto vale – stato di diritto carta straccia.

Abolizione del regime del 41 bis.
Abolizione dell’ergastolo ostativo.
Solidarietà a tutti i prigionieri anarchici, comunisti e rivoluzionari nel mondo.

Grazie fratelli e sorelle per tutto quello che avete fatto, vi amo e perdonate questa mia illogica caparbietà. Mai piegato, sempre per l’anarchia.

Viva la vita, abbasso la morte.

Alfredo Cospito
[In videoconferenza dal carcere di Opera, 14 marzo 2023]

Nota: Il compagno, citando l’attuale ministro della giustizia Nordio, fa riferimento all’articolo “Castrazione chimica, ritorno al Medioevo”, pubblicato ne “Il Messaggero”, 28 marzo 2019 (attualmente consultabile a questi link: https://www.ilmessaggero.it/editoriali/carlo_nordio/editoriali_carlo_nordio-4390216.html & https://web.archive.org/web/20230323152621/https://www.ilmessaggero.it/editoriali/carlo_nordio/editoriali_carlo_nordio-4390216.html). Inoltre, il riferimento al ministro che si arricchisce con il traffico d’armi riguarda sicuramente l’attuale ministro della difesa Crosetto, presidente di una importante lobby dell’industria bellica al momento della nomina. Infine, Alfredo cita a memoria il compagno Émile Henry (1872–1894), le cui parole esatte sono le seguenti: “Inoltre, ho ben il diritto di uscire dal teatro quando la recita mi diventa odiosa, ed anche di sbattere la porta uscendo, pur col rischio di turbare la tranquillità di quelli che ne sono soddisfatti” (traduzione italiana in Émile Henry, Colpo su colpo, Edizioni Anarchismo, Trieste, 2013, pag. 141; attualmente consultabile anche a questo link: https://www.edizionianarchismo.net/library/emile-henry-colpo-su-colpo).

Dichiarazione di Alfredo Cospito all’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla

Venerdì 24 marzo a Milano

martedì 21 marzo all’arrotino

Corteo per juan a Venezia

LETTERA DI ALFREDO DATATA GENNAIO 2023 USCITA SOLO A MARZO SUI SITI DI REGIME

La mia lotta contro il 41 bis è una lotta individuale da anarchico, non faccio e non ricevo ricatti. Semplicemente non posso vivere in un regime disumano come quello del 41 bis, dove non posso leggere liberamente quello che voglio, libri, giornali, periodici anarchici, riviste d’arte e scientifiche e di letteratura e storia. L’unica possibilità che ho di uscire è quella di rinnegare la mia anarchia e vendermi qualcuno da mettere al posto mio. Un regime dove non posso avere alcun contatto umano, dove non posso più vedere o accarezzare un filo d’erba o abbracciare una persona cara. Un regime dove le foto dei tuoi genitori vengono sequestrate. Seppellito vivo in una tomba, in un luogo di morte. Porterò avanti la mia lotta fino alle estreme conseguenze, non per un “ricatto” ma perché questa non è vita.

Se l’obiettivo dello stato italiano è quello di farmi “dissociare” dalle azioni degli anarchici fuori, sappia che io ricatti non ne subisco, da buon anarchico credo che ognuno è responsabile delle proprie azioni, e da appartenente alla corrente antiorganizzatrice non mi sono mai “associato” ad alcuno e quindi non posso “dissociarmi” da alcuno, l’affinità è un’altra cosa. Un anarchico-a coerente non prende le distanze da altri anarchici-e per opportunismo o convenienza.

Ho sempre rivendicato con orgoglio le mie azioni (anche nei tribunali per questo mi ritrovo qui) e mai criticato quelle degli altri compagni-e, tanto meno quindi in una situazione come quella in cui mi trovo.

Il più grande insulto per un anarchico-a è quello di essere accusato di dare o ricevere ordini.

Quando ero al regime di alta sorveglianza avevo comunque la censura, e non ho mai spedito “pizzini” ma articoli per giornali e riviste anarchiche.

E soprattutto ero libero di ricevere libri e riviste e scrivere libri, leggere quello che volevo, insomma mi era permesso di evolvere, vivere.

Oggi sono pronto a morire per far conoscere al mondo cosa è veramente il 41 bis, 750 persone lo subiscono senza fiatare, mostrificati di continuo dai massmedia.

Ora tocca a me, mi avete prima mostrificato come il terrorista sanguinario, poi mi avete santificato come l’anarchico martire che si sacrifica per gli altri, adesso mostrificato di nuovo come capo della terribile “spectra”. Quando tutto sarà finito, non ho dubbi, portato sugli altari del martirio. Grazie no, non ci sto, ai vostri sporchi giochetti politici non mi presto.

In realtà il vero problema dello stato italiano è quello che non si venga a sapere tutti i diritti umani che vengono violati in questo regime di 41 bis, in nome di una “sicurezza” per la quale sacrificare tutto. Be! Ci dovevate pensare prima di mettere un anarchico qui dentro. Il perché qualcuno mi abbia usato come “polpetta avvelenata” in questo regime. Era abbastanza difficile non prevedere quali sarebbero state le mie reazioni davanti a questa “non vita”.

Uno stato quello italiano degno rappresentante di un’ipocrisia di un occidente che dà continue lezioni di “moralità” al resto del mondo. Il 41 bis ha dato lezioni repressive ben accolte da stati “democratici” come quello turco (i compagni-e curdi ne sanno qualcosa) e quello polacco.

Sono convinto che la mia morte porrà un intoppo a questo regime e che i 750 che lo subiscono da decenni possano vivere una vita degna di essere vissuta, qualunque cosa abbiano fatto.

Amo la vita, sono un uomo felice non vorrei scambiare la mia vita con quella di un altro.

E proprio perché la amo non posso accettare questa non vita senza speranza.

Grazie compagni-e del vostro amore

Sempre per l’anarchia

Mai piegato

Alfredo Cospiro

CORTEO A TORINO

RESPINTO IL RICORSO DI ALFREDO

Il 24 febbraio la cassazione ha deciso di condannare a morte Alfredo rigettando il suo ricorso contro la sua detenzione in 41 bis.

Da questo momento Alfredo non assumerà più integratori ed altro, come già preannunciato. Attenderà la morte pur di non continuare a sopravvivere in quella “tomba per vivi” del 41 bis.

Una cosa certa è che tenteremo fino all’ultimo di salvare la sua vita.

Un’altra cosa ancor più certa è che continueremo imperterriti a percorrere la lotta per l’anarchia, quella lotta che Alfredo ha generosamente e coraggiosamente portato avanti e porterà avanti fino all’ultimo respiro.

Non dimenticandoci che uno dei passi fondamentali sarà l’abbattimento di ogni forma di carcere, il 41 bis in primis.

con amore e rabbia

per l’anarchia

 

 

 

 

 

Volantino distribuito a Lione

Il 24 febbraio è andata in scena a Lione l’ennesima puntata della vicenda di Vince. Davanti al tribunale oltre un centinaio di persone ha portato la propria solidarietà a Vince.

Questo processo di appello vedrà la sentenza il 24 marzo.

In attesa alleghiamo il volantino distribuito nell’occasione.

volantino 24 febbraio a Lione

LE POSSIBILITÀ DELLA LOTTA E L’ESSENZA POLITICA DELLA LEGGE

DUE LOTTE, UNA STESSA DATA E ALTRE ANALOGIE

È indubbio che solo la lotta apre delle possibilità. Anche solo di resistenza.

Per il 24 di febbraio sono attese le decisioni di due corti di giustizia, entrambe molto rilevanti.

La prima è attesa in Francia, dove, dopo tre anni di battaglie giudiziarie, la Corte di Appello di Lione dovrà decidere se consegnare Vincenzo Vecchi all’Italia dove deve scontare 12 anni per il reato di “devastazione e saccheggio” in base al Regio Decreto del 19 ottobre 1930, n. 1398.

La seconda è attesa in Italia, dove la Corte di Cassazione dovrà decidere se Alfredo Cospito, in sciopero della fame da oltre 4 mesi, debba rimanere segregato nel regime carcerario speciale applicato con l’art. 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario, introdotto in via emergenziale nel 1992 e mai più abolito.

La rilevanza di queste decisioni è dimostrata anche dalla difficoltà del quadro istituzionale ad assumersi la responsabilità ultima delle scelte in gioco.

In Francia si tratta di prendere la decisione definitiva attorno ad un caso di rilievo internazionale che chiama in causa il funzionamento della giustizia europea.

In effetti la  Corte di Lione  potrà confermare i precedenti pronunciamenti che avevano bocciato come irricevibile la richiesta di estradare  in Italia  Vincenzo Vecchi per un reato inesistente in Francia, o al contrario potrà decidere di applicare il principio del “mutuo riconoscimento”[1], allineandosi alle indicazioni ricevute recentemente dalla Corte di Giustizia europea.

In questo caso la Francia  accetterebbe di approvare sul proprio territorio un mandato d’arresto fondato su un articolo di legge di forte connotazione fascista, la “devastazione e saccheggio”, senza paragoni nel codice penale francese e probabilmente in quello di nessuno degli altri paesi europei, ideato nel 1930 da Alfredo Rocco, Ministro della Giustizia del governo Mussolini, che la considerava orgogliosamente legge “fascistissima” e “contraria ai diritti dell’uomo”, poi riesumata dalle procure italiane a cavallo degli anni duemila per colpire il pericolo pubblico del momento: il black block.

Accordare questa “estradizione” significherebbe avvallare a livello europeo la minaccia di leggi di origine fascista che non dovrebbero trovare approvazione automatica fuori dai nostri confini.

Accordare questa “estradizione” significherebbe per la Francia abdicare alla possibilità di rifiutare un mandato d’arresto persecutorio anche quando non è rispettata la “doppia incriminazione”[2].

Tutto questo avrebbe conseguenze per tutti, oltre ad impattare nuovamente sulla vita di Vincenzo, già condizionata da tanti anni di esilio e latitanza, peraltro consegnandola nelle mani di un governo in aperta continuità ideologica con quella tradizione politica autoritaria.

In Italia la decisione è se mantenere Alfredo nel regime di isolamento totale del 41 bis o se trasferirlo in una sezione di Alta Sicurezza.

Per come le cose si sono evolute in questi quasi quattro mesi di sciopero della fame, la decisione è anche più brutale: se la revoca del 41 bis decreterebbe l’immediata fine dello sciopero, la scelta di confermare questo trattamento di tortura comporterebbe al contrario la morte di Alfredo. Questo perché è oramai chiaro a tutti quanto Alfredo sia deciso a proseguire la sua lotta fino all’ultimo respiro.

Le due vicende, oggettivamente molto diverse, presentano tra loro alcune analogie:

  • Entrambe mostrano l’esistenza di norme di carattere eccezionale, nate in contesti emergenziali e quindi di natura temporanea, che assumono nel tempo valenza ordinaria.

Il discorso vale per una legge come la “devastazione e saccheggio” – ideata sotto il fascismo e interiorizzata dalla giurisprudenza successiva – e vale per il 41 bis – ideato dopo le stragi del 1992 e prorogato per trent’anni fino ad incastonarsi nell’ordinamento penitenziario.

Queste “eccezioni creatrici di norma” mettono a nudo l’arbitrarietà del diritto che si autosospende per alcune speciali categorie di persone creando una penalità parallela dove quasi tutto è permesso.

È evidente come questo “diritto penale del nemico” stia scavando fosse punitive che non si sa quanto profonde possano diventare nel tempo e a quante e quali persone possano essere destinate.

  • In entrambi i casi il possibile ha superato il probabile, perché la lotta ha spinto gli eventi più in là di quello che era immaginabile in principio.

Nel caso di Vincenzo, quella che poteva essere solo una brutta grana giudiziaria, da affrontare in solitudine per tramite di una sbrigativa procedura ordinaria, è stata trasformata in una questione di libertà collettiva che oggi inchioda la Francia al bivio e svela gli spietati automatismi falsamente apolitici della giustizia europea.

Nel caso di Alfredo, quando quattro mesi fa iniziava il suo sciopero, in pochi si sarebbero aspettati di ritrovarsi ancora qui dopo oltre 120 giorni, con Alfredo vivo e una lotta ancora aperta, deflagrata nel quadro istituzionale tanto in profondità da fessurare il pozzo più buio dello Stato: quelle sezioni di “carcere duro” dove i “buoni” torturano i ”cattivi” con l’approvazione della propria stessa legge.

  • In entrambi i casi la determinata caparbietà di una lotta di resistenza ha semplificato la realtà, l’ha resa più comprensibile, ha mostrato come dietro ai grovigli della burocrazia tecnico-giuridica si cela sempre una scelta di natura sostanzialmente politica.
  • In entrambi i casi è, infine, chiaro a tutti come la solidarietà non sia una semplice attività di testimonianza, ma un’arma per allargare il ventaglio delle possibilità in campo, per costringere la realtà a manifestarsi, anche nella sua cruda e feroce nudità, senza attenderla passivamente, e senza mai rinunciare alla possibilità di resistere, nonostante le difficoltà e le contraddizioni di ogni battaglia, il cui esito non è mai scontato fino alla fine.

Per questo il 24 di febbraio saremo a Lione per sostenere Vincenzo in questa udienza cruciale.

Lo faremo pensando anche a quanto in Italia si decide in merito allo sciopero di Alfredo.

Lo faremo perché siamo convinti che oggi più di ieri la solidarietà deve essere in grado di superare le nazioni e i confini per essere all’altezza della gravità del momento.

Consideriamo importante dare un segnale di presenza internazionale e internazionalista in questa data, nonostante lo sforzo che comporta.

Invitiamo tutti ad aiutarci a dare forza e concretezza a questo segnale.

Assemblea di sostegno a Vincenzo                                                       www.sosteniamovincenzo.org/

[1]      Il “mutuo riconoscimento” applicato in campo commerciale implica una fiducia reciproca tra stati che permette di deregolamentare la circolazione di merci fabbricate sul territorio europeo in quanto certamente “buone” perché già vagliate dalle autorità nazionali.  Applicato in materia di giustizia comporta che gli Stati europei si impegnano a riconoscere le sentenze emesse negli altri Stati dell’unione come certamente “giuste” permettendo lo scambio in automatico di ricercati e prigionieri come fossero pacchi da smistare.
[2]      La “doppia incriminazione” – cioè la corrispondenza di reato tra codice penale del paese che emette il mandato d’arresto e leggi del paese ospitante –  è una delle pochissime condizioni sopravvissute dai passati accordi in materia di estradizione che ancora oggi – quando non rispettata –  permette la non esecuzione di un mandato d’arresto europeo.

 

LA PATRIA DI BECCARIA? UNA PATRIA DI BECCHINI

LA PATRIA DI BECCARIA?
UNA PATRIA DI BECCHINI

In tanti vogliono il morto ma nessuno si assume la responsabilità di vestire i panni del boia. In compenso sono tanti i becchini pronti a gettar palate di fango per preparare la fossa all’anarchico. Un balletto sguaiato e scomposto attorno ad una forca: “tolleranza zero”, scaricabarile istituzionale, cambi di rotta a seconda dell’audience, lo spettro dell’anarchia che tiene “sotto scacco” il governo, anzi lo Stato, pardon, e poi gli anarchici “stragisti” collusi con i mafiosi stragisti, con la comparsata del PD.

Un teatro mal scritto e mal recitato, un arrabattarsi di “esperti” ignoranti, mentitori professionali e compulsivi, basso giornalismo, ignavia e vigliaccheria che non fa altro che rivelare quella che è la potenzialità di un individuo che intraprende da solo una lotta contro il moloch statale. Un moloch tra l’altro che i suoi stessi costruttori dichiarano ben fragile se bastano scritte sul muro, vetrine rotte e qualche auto bruciata a metterlo in “pericolo”.

Da ogni lato da cui la si guardi, la lotta di un anarchico trovatosi scaraventato in un regime di tortura ha spezzato la narrazione imperante. Nonostante il ridicolo tentativo di accreditarlo come colluso (o, ancor peggio, diretto…) dalla mafia, nonostante il ridicolo tentativo di travisarne atti e parole, sembra che un po’ di senso critico prevalga ed il tentativo di minarne credibilità ed integrità ottiene l’effetto inverso di far emergere la coerenza lineare di antiautoritari e rivoluzionari che difendono e continuano a difendere idee e pratiche, senza farsi distrarre dai fuochi d’artificio della politica mediatica post-moderna. E si uniscono dove la repressione vorrebbe dividere.

Se si sposta l’attenzione dalla cortina fumogena che è stata sollevata, costringendo così a rispondere a castronerie di bassa lega, basterebbe appellarsi ai cardini del pensiero antiautoritario: parlare di una saldatura tra anarchici e mafia (e del suo corollario che l’antagonismo di piazza sostenga i “mafiosi”) è un ossimoro così come lo sarebbe parlare di una saldatura tra anarchici e Stato per chi, casomai qualcuno l’avesse dimenticato, del rifiuto della delega politica ha fatto da sempre un baluardo contro le derive rappresentative ed il mercato che vi è sotteso. Così come opporsi al carcere ed alla tortura non significa santificare quanti vi stanno dentro, spesso manovalanza asservita (e/o applicante pure) le stesse dinamiche politiche ed autoritarie.

L’anarchismo ha la colpa di esser stato spazzato via e maltrattato dalla storiografia ufficiale o fagocitato nel vortice di quell’analfabetismo culturale tipico dell’incultura digitale del 21° secolo, eppure il suo contributo allo sviluppo delle tensioni e del cammino rivoluzionario degli ultimi due secoli è stato fondamentale, benché spesso sovraesposto al rischio di strumentalizzazioni, epurazioni interne o autodissoltosi, incapace di far fruttare i risultati ottenuti a lungo termine.

L’anarchismo ha però il pregio di essere una mala pianta, tenace e difficile da estirpare, che ricaccia più potente se si cerca di eliminarla. È quello che stiamo vivendo. La capacità mercuriale di unirsi e dividersi, la fluidità e l’imprevedibilità hanno fatto sì che ci sia stata la capacità di sollevare una delle questioni più spinose, censurate e travisate: carcere e regimi di tortura.

Tanto ci sarebbe da discuterne, nell’immediato e in prospettiva. Ora c’è un uomo da sostenere, fino in fondo, visto che sulla sua pelle stanno giocando in troppi, senza ritegno.

Anna
05/02/2023

Aggiornamenti su Alfredo

 

SULLE REALI CONDIZIONI FISICHE DI ALFREDO COSPITO E SULLA SUA LOTTA

Vogliamo con questo scritto parlare delle reali condizioni fisiche di Alfredo, dato che in questi giorni i pennivendoli di regime stanno scrivendo tutto e il contrario di tutto, senza per altro mai riuscire a dire qualcosa di vero.

Dopo che è stata silenziata la dottoressa di fiducia che lo ha seguito durante la permanenza al carcere di Bancali, dopo il trasferimento a Milano, il nuovo medico di parte ha potuto visitarlo soltanto due settimane dopo il suo arrivo al carcere di Opera. Per di più, nonostante il drastico peggioramento delle condizioni di Alfredo (è stato trasferito sabato 11 all’ospedale San Paolo) potrà vederlo nuovamente solo sabato prossimo. Mentre giornali e tv millantano merende con yogurt e biscotti la drammatica verità è un’altra: riportiamo perciò quanto sta girando su canali non istituzionali o mass-mediatici.

Aggiornamento sulle condizioni di salute di Alfredo Cospito al 119° giorno di sciopero della fame ad oltranza (15 febbraio 2023)

In queste ultime settimane è in corso una campagna mass-mediatica di calunnia e denigrazione nei confronti del compagno anarchico Alfredo Cospito. Svariate testate giornalistiche hanno dato parecchio risalto al fatto che il compagno negli ultimi giorni avesse ricominciato ad assumere degli integratori e che avesse mangiato degli yogurt. La notizia di oggi è che il corpo di Alfredo, ormai dopo troppi giorni di sciopero della fame, ha rigettato sia questi due yogurt che gli integratori: ciò che sta al momento assumendo è unicamente zucchero, sale e potassio. Si tratta di una notizia drammatica sia per quanto riguarda la possibilità del compagno di poter arrivare vivo al 24 febbraio (giorno in cui si terrà alla cassazione l’udienza per il ricorso contro l’ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma che ha confermato la detenzione in 41 bis), che per quanto concerne la capacità di riprendere ad alimentarsi a seguito di una eventuale revoca del provvedimento di 41 bis.

La lotta di Alfredo in questi mesi ha svegliato chi, per anni, non si è accorto di quello che avveniva nelle segrete di stato del 41 bis. Anche solo per questo non possiamo che ringraziarlo della sua indomita passione per la libertà. Alfredo è un compagno anarchico rivoluzionario, che ha deciso, dal 20 ottobre 2022, di intraprendere uno sciopero della fame ad oltranza per la declassificazione dal 41 bis dopo aver vissuto sulla propria pelle l’orrore di questo regime. Ha intrapreso questa lotta innanzi tutto per sé stesso (scrive infatti “la vita non ha senso in questa tomba per vivi”); tuttavia, da anarchico, ha voluto anche portare la sua lotta personale sul piano politico, scoperchiando il vaso di Pandora di questa forma di tortura legale italiana a nome di tutti i detenuti nella sua stessa condizione.

Lo stato ha ampiamente sfruttato il controllo dei mezzi di comunicazione per tenere sotto controllo la situazione. Secretando la dichiarazione del 20 ottobre con cui Alfredo indiceva l’inizio dello sciopero della fame, ha impedito di sapere le motivazioni della lotta fino al 5 dicembre, giorno in cui Alfredo è riuscito a leggere un documento durante un processo in videoconferenza. Una volta che la lotta è uscita pubblicamente dalle quattro mura del carcere, lo stato ha tentato in ogni modo di delegittimarla, spingendosi fino all’infamante insinuazione di collusioni con la mafia. Innanzitutto non possiamo non ricordare che chi si accorda con la mafia, e la storia lo insegna, è lo Stato. In quanto anarchici il concetto stesso di mafia non può che farci rabbrividire. L’idea anarchica rifugge il concetto stesso di potere, denaro, gerarchia, anzi combatte tutto questo apertamente e senza mezze misure.

Da decenni ci si batte contro il 41 bis perché uno strumento di tortura non può essere accettato, a prescindere da chi vi sia rinchiuso. Deve essere rifiutato e combattuto sia in quanto tale che in quanto, come altri strumenti del dominio, da emergenziale tende sempre a stabilizzarsi e divenire la nuova normalità. Nato infatti in risposta alle stragi mafiose (o di stato?) del 1992, questo regime si sia allargato negli anni a diversi tipi di prigionieri.

La lotta di Alfredo è la nostra lotta, saremo sempre al suo fianco, sperando che gli enormi granelli di sabbia da lui messi negli ingranaggi del sistema carcerario diventino un giorno vera e propria frana, portando alla rovina questo sistema di dominio una volta per tutte.

FUORI ALFREDO DAL 41 BIS. FUORI TUTTI E TUTTE DAL 41 BIS

Centro di documentazione anarchico l’Arrotino

larrotino@inventati.org

https://leccoriot.noblogs.org/

Tutti a Lione

venerdì 10 febbraio all’arrotino

Corteo l’11 febbraio a Milano

Il 3 e 4 febbraio a Milano per Alfredo

Alfredo trasferito a Opera

Il compagno Alfredo Cospito è stato traferito nel lager di Opera, a Milano.

La scelta dello Stato di non revocare ad Alfredo il 41 bis non può che indurre ulteriormente a muoversi.

A breve comunicheremo le iniziative di questa settimana a Milano, tenendo sempre presente che se l’obiettivo primario adesso resta la liberazione di Alfredo, non si deve dimenticare che l’orizzonte resta l’abbattimento di un regime carcerario di tortura come quello del 41 bis!

Libertà per Alfredo!

Chiudere il 41 bis!

 

sabato 28 gennaio 2023

venerdì 20 gennaio all’arrotino

iniziativa all’arrotino venerdì 13 gennaio

cortei a Milano e Torino per Alfredo

giovedì 29 dicembre a Milano

manifestazione a roma

sabato 24 dicembre all’arrotino

Respinto il ricorso di Alfredo

Il tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto il ricorso contro il provvedimento di 41 bis per l’anarchico Alfredo Cospito

19 dicembre 2022, 61 giorni dall’inizio dello sciopero della fame ad oltranza contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo da parte dell’anarchico Alfredo Cospito.

È appena stato reso noto l’esito del ricorso contro il provvedimento di detenzione in regime di 41 bis per Alfredo Cospito: il tribunale di sorveglianza di Roma lo ha rigettato. Il compagno resterà in 41 bis. Non è il momento dello sconforto, è il momento della rabbia. La pagherete cara. Oggi come ieri: morte allo Stato, al capitale, ad ogni autorità.

Anna Beniamino interrompe lo sciopero della fame

Riceviamo e diffondiamo:

Tramite telefonata apprendiamo che nella sera di oggi, mercoledì 14 dicembre, Anna interrompe lo sciopero della fame avviato 38 giorni fa al fianco di Alfredo, ristretto in 41 bis.
Al termine dello sciopero Anna risulta aver perso 13 chili, con una pressione arteriosa di 50 la minima, 80 la massima. Alcuni valori del profilo epatico superano i parametri ritenuti accettabili dal punto di vista sanitario. Nell’ultimo periodo le è stato prospettato più volte da parte del carcere il ricovero in ospedale, ricovero che ha sempre rifiutato.
In questa lotta è in gioco la vita dei nostri compagni in prigione. A tutti noi anarchici e rivoluzionari spetta il compito di fare in modo che venga salvaguardata. Questo vale tanto più nei riguardi di Alfredo, giunto al 56° giorno di sciopero e le cui condizioni si fanno sempre più critiche in attesa della decisione del Tribunale di sorveglianza.

giovedì 15 dicembre all’arrotino

Diamo voce agli insorti

I testi delle rivendicazioni degli attacchi avvenuti in questo mese e mezzo di lotta in solidarietà ad Alfredo Cospito e al fianco di anna, juan, ivan e Toby contro il 41 bis e lergastolo ostativo

Affinché l’azione parli serve darle la parola!

diamo voce agli insorti 13 dicembre

aggiornamenti su Alfredo e Anna

Da https://lanemesi.noblogs.org/post/2022/12/06/aggiornamento-sulludienza-del-5-dicembre-per-il-ricalcolo-delle-condanne-contro-gli-anarchici-alfredo-cospito-e-anna-beniamino-nellambito-del-processo-scripta-manent-torino-5-dicembre-2022/

Il 5 dicembre si è tenuta l’udienza di appello bis del processo Scripta Manent contro i compagni Alfredo Cospito e Anna Beniamino. Il procuratore generale ha chiesto 27 anni e un mese per Anna e l’ergastolo ostativo con 12 mesi di isolamento diurno per Alfredo, andando persino oltre le precedenti richieste del pubblico ministero Sparagna, che per Alfredo furono di 30 anni.
La corte di assise di appello di Torino non è riuscita ad emettere la sentenza e si è rivolta alla corte costituzionale: i giudici torinesi chiedono se sia legittimo essere obbligati a non riconoscere le attenuanti ad Alfredo Cospito a causa dei suoi precedenti penali. Ciò li obbligherebbe infatti a condannare Alfredo all’ergastolo, pur per una azione che non ha provocato né morti né feriti.
Il prossimo 19 dicembre ci sarà una nuova udienza a Torino, udienza formale tesa ad elaborare il quesito da sottoporre alla consulta.
Alfredo e Anna sono intervenuti con delle dichiarazioni spontanee (pubblicate qui sotto). Alfredo ha ribadito che continuerà lo sciopero della fame fino al suo ultimo respiro contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo, Anna ha sottolineato come chiunque sia dotato di un minimo di pensiero critico saprà individuare i mandanti e gli esecutori dell’annientamento del compagno. I solidali presenti in aula hanno salutato i compagni imputati con slogan e applausi.
Poco dopo è partito un corteo per le vie di Torino che, nonostante l’ingente spiegamento di forze repressive, è riuscito ad avvicinarsi al centro storico attraversando alcuni quartieri della città.

Fuori Alfredo dal 41 bis.
Per farla finita con 41 bis ed ergastolo ostativo.
Liberi tutti, libere tutte!

iniziativa all’arrotino

Dichiarazione di Alfredo e Anna al processo del 5 dicembre

Dichiarazione di Alfredo Cospito e Anna Beniamino all’udienza d’appello per il ricalcolo delle condanne nell’ambito del processo Scripta Manent (Torino, 5 dicembre 2022)

Leggo soltanto quattro righe. Prima di scomparire definitivamente nell’oblio del regime del 41 bis lasciatemi dire poche cose e poi tacerò per sempre. La magistratura della repubblica italiana ha deciso che, troppo sovversivo, non potevo più avere la possibilità di rivedere le stelle, la libertà. Seppellito definitivamente con l’ergastolo ostativo, che non ho dubbi mi darete, con l’assurda accusa di aver commesso una “strage politica”, per due attentati dimostrativi in piena notte, in luoghi deserti, che non dovevano e non potevano ferire o uccidere nessuno e che di fatto non hanno ferito e ucciso nessuno. Non soddisfatti, oltre all’ergastolo ostativo, visto che dalla galera continuavo a scrivere e collaborare alla stampa anarchica, si è deciso di tapparmi la bocca per sempre con la mordacchia medievale del 41 bis, condannandomi ad un limbo senza fine in attesa della morte. Io non ci sto e non mi arrendo, e continuerò il mio sciopero della fame per l’abolizione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo fino all’ultimo mio respiro, per far conoscere al mondo questi due abomini repressivi di questo paese. Siamo in 750 in questo regime ed anche per questo mi batto. Al mio fianco i miei fratelli e sorelle anarchici e rivoluzionari. Alla censura e alle cortine fumogene dei media sono abituato, queste ultime hanno l’unico obiettivo di mostrificare qualunque oppositore radicale e rivoluzionario.

Abolizione del regime del 41 bis.
Abolizione dell’ergastolo ostativo.
Solidarietà a tutti i prigionieri anarchici, comunisti e rivoluzionari nel mondo.
Sempre per l’anarchia.

Alfredo Cospito

 

Questo è un processo politico, che si è mostrato teso fin dall’inizio alla somministrazione della pena esemplare, processo alle nostre identità di anarchici più che ai fatti, processo a chi non abiura le proprie idee.

Una strage senza strage attribuita senza prove è il culmine di un crescente impegno di Antiterrorismo e Procure per esorcizzare lo spettro dell’anarchismo d’azione.

Nello stesso disegno si colloca l’imposizione del regime 41 bis ad Alfredo Cospito, reo di intrattenere rapporti con il movimento anarchico dal carcere. Lo sciopero della fame ad oltranza che il compagno sta portando avanti dal 20 ottobre è l’extrema ratio contro isolamento e deprivazione sensoriale, fisica, psichica, contro un bavaglio politico. Bavaglio che gli ha impedito finanche di leggere le motivazioni dello sciopero stesso.

Il 41 bis è il grado estremo di accanimento dei regimi differenziati: carceri dove l’isolamento continuato e il sovraffollamento delle sezioni comuni sono le due facce di un sistema teso ad annullare l’individuo. Carceri dove le stragi, quelle vere, si sono verificate e si verificano: nella repressione delle rivolte del 2020, nello stillicidio di suicidi, nel trattamento dei più poveri e fragili tra i prigionieri come “materiale residuale” della società tecno-capitalistica imperante.

Se qualcosa accadrà ad Alfredo Cospito qualsiasi individuo dotato di pensiero critico capirà chi siano i mandanti ed esecutori del suo annientamento fisico, non essendo riusciti ad effettuare quello politico e ideale.

Sono cosciente di essere ostaggio di un sistema che nasconde dietro al feticcio di “sicurezza” e “terrorismo” il suo collasso politico, economico, sociale, ambientale.

Opporsi a questo è necessario. Potete distruggere la vita delle persone, non riuscirete a spegnere il pensiero e le pratiche antiautoritarie. Non riuscirete a spezzare la tensione rivoluzionaria, non riuscirete a spegnere l’anarchia.

Saluto Alfredo e tutti i compagni.

Anna Beniamino

 

azioni in solidarietà ad alfredo in questo mese e mezzo

Qua sotto un breve opuscoletto che riporta le rivendicazioni delle azioni fatte in solidarietà ad Alfredo

diamo voce agli insorti 6 dicembre

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venerdì 25 novembre all’arrotino

cena benefit sabato 19 novembre

Insieme ad alfredo contro carcere e stato

Ecco una serie di recenti azioni che si uniscono alla lotta di Alfredo,
detenuto in 41bis, in sciopero della fame dal 20 ottobre ’22:

Trento: vetrine spaccate in solidarietà ad Alfredo

https://ilrovescio.info/2022/11/15/trento-vetrine-spaccate-in-solidarieta-ad-alfredo/

Roma: Ridisegnata una via in solidarietà ad Alfredo, Anna, Juan e Ivan: “abbiamo infranto le vetrine e i bancomat di Unicredit, Benetton e Banca Popolare di Milano e lanciato petardoni alla Rai in solidarietà con i compagni e la compagna anarchica in sciopero della fame.”
https://ilrovescio.info/2022/11/14/roma-ridisegnata-una-via-in-solidarieta-ad-alfredo-anna-juan-e-ivan/

Torino: interrotta conferenza del vicedirettore della Stampa ad artissima
contro 41bis ed ergastolo ostativo
https://ilrovescio.info/2022/11/15/torino-interrotta-conferenza-del-vicedirettore-della-stampa-ad-artissima-contro-41bis-ed-ergastolo-ostativo/

Roma – Sabotaggio linee treni in solidarietà ad Alfredo Cospito
https://ilrovescio.info/2022/11/14/6-novembre-roma-sabotaggio-linee-treni-in-solidarieta-ad-alfredo-cospito/

Vernice rossa e scritte sulla facciata della sede Rai di Cagliari
https://www.rainews.it/tgr/sardegna/articoli/2022/11/vernice-rossa-e-scritte-sulla-facciata-della-sede-rai-di-cagliari-35f1992b-e31a-4be4-94d7-ca743f42a0e7.html

Berlino: Fuoco di solidarietà per Alfredo Cospito
https://infernourbano.altervista.org/berlino-germania-fuoco-di-solidarieta-per-alfredo-cospito/

Apprendiamo di questo grande gesto di solidarietà contro il 41bis da parte di Nicola De Maria, prigioniero delle BR-Colonna Walter Alasia. Un gesto ancora più forte se pensiamo che parliamo di un compagno che da decenni vive in carcere e che con questa azione può peggiorare la propria posizione. Grazie Nicola!

“Crisi, guerra, repressione contro i lavoratori, disoccupati, studenti. In questo contesto si è ultimamente estesa l’applicazione del regime
carcerario del 41bis per i prigionieri rivoluzionari; un regime che mira all’annientamento della loro identità e integrità psico-fisica. Il
9/11/2022 ho prolungato l’aria in
– solidarietà con Alfredo Cospito, prigioniero anarchico in sciopero della
fame ad oltranza nel carcere di Bancali-Sassari contro il 41bis;
– solidarietà con i prigionieri delle Brigate Rosse-PCC, Nadia Lioce, Marco Mezzasalma, Roberto Morandi, che da più di 17 anni resistono al regime 41bis”.

Nicola De Maria militante prigioniero delle Brigate Rosse-Colonna Walter Alasia

 

Intervento a Lecco

Venerdì 11 ottobre è stato fatto un intervento “a sorpresa” in solidarietà ad Alfredo e a fianco di Juan, Ivan e Anna in sciopero della fame contro 41bis ed ergastolo ostativo, leggendo e distribuendo il seguente volantino durante il convegno dell’Associazione Comunità Il Gabbiano.
L’associazione si occupa di diverse tematiche, fra cui il carcere.
Erano presenti altre associazioni, come Antigone, e rappresentanti di diverse istituzioni tra le quali Ufficio di esecuzione penale esterna,
Servizi per le dipendenze (Sert) e per la salute mentale (CPS). Ma soprattutto erano presenti gli ospiti delle comunità terapeutiche del
Gabbiano ai quali abbiamo voluto rivolgerci in modo particolare poiché, come alcuni referenti dell’associazione, hanno provato sulla propria pelle l’orrore del carcere nelle sue diverse espressioni.

corteo a roma sabato 12 novembre

https://radioblackout.org/2022/11/aggiornamenti-su-alfredo-cospito-e-manifestazione-a-roma/

indirizzo dei compagni in sciopero della fame e aggiornamenti

Invitiamo a scrivere ai compagni,

Alfredo Cospito
CC Bancali
Loc. Bancali
07100 Sassari

Juan Antonio Sorroche Fernandez
CC di Terni
Str. delle Campore, 32
05100 Terni (TR)

Ivan Alocco
n. d’écrou 46355
M. A. de Villepinte
93420 Seine-Saint-Denis
France

Anna Beniamino
C. C. Rebibbia femm.
Via Bartolo Longo 92
00156 Roma

AGGIORNAMENTI:

Berlino, Germania: Fuoco di solidarietà per Alfredo Cospito

Lipsia, Germania: Incendiati alcuni furgoni delle aziende SPIE e MIELE in solidarietà con i compagni imprigionati

https://radiocane.info/verba-manent/

https://ilrovescio.info/2022/11/10/atene-9-11-striscione-e-scritte-per-alfredo-durante-lo-sciopero-generale/

https://de.indymedia.org/sites/default/files/2022/11/87839.JPG

Giovedì 10 Novembre all’Arrotino

La solidarietà in mille forme

COMUNICATO DI ANNA BENIAMINO
Due notizie dai siti:
Anzola dell’ Emilia (Bologna): incendiati camion della MARR

La notte del 5 novembre 2022 abbiamo incendiato alcuni camion della MARR.
MARR è un’azienda da anni coinvolta nel rifornimento dei pasti di carceri e centri di espulsione per immigrati. Il suo profitto si regge sulla reclusione di migliaia di persone.
Quello che abbiamo fatto è per tutti i pasti di merda che consegnano.
È per tutte le persone che si ammalano a causa di un’alimentazione malsana nelle strutture rifornite da questa azienda.
Ed è soprattutto per chi ha scelto di lottare in carcere, proprio rinunciando al cibo.

SIAMO CON ALFREDO COSPITO, PRIGIONIERO ANARCHICO NELLA SEZIONE 41 BIS DEL CARCERE DI BANCALI IN SARDEGNA, IN SCIOPERO DELLA FAME DAL 20 OTTOBRE CONTRO IL 41 BIS E L’ERGASTOLO OSTATIVO.
SIAMO CON IVAN ALLOCCO, JUAN SORROCHE E ANNA BENIAMINO, PRIGIONIERI ANARCHICI CHE HANNO ADERITO ALLO SCIOPERO DELLA FAME UNENDOSI ALLA LOTTA DI ALFREDO (apprendiamo la scelta di Anna successivamente alla nostra azione).

Rivendicazione dell’attacco incendiario contro un’antenna in solidarietà con Alfredo Cospito (Grugliasco, 3 novembre 2022)

3 NOVEMBRE A GRUGLIASCO (TORINO)

SABOTATA CON IL FUOCO ANTENNA 5G

ALFREDO COSPITO FUORI DAL 41 BIS

41 BIS = TORTURA!

PER L’ANARCHIA

 

SS 39-Aprica (So)
Dal 31/10 per alcuni giorni un messaggio contro le olimpiadi, ennesimo passo verso il totale sfruttamento del territorio montano, e in solidarietà ad Alfredo è rimasto visibile ai molto turisti di passaggio.
A fianco di chi lotta contro la vera devastazione e saccheggio dei territori da parte dello Stato, solidarietà e complicità con Alfredo, Juan e Ivan in sciopero della fame.

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20° giorno di sciopero della fame di Alfredo

Aggiornamento sulla situazione di Alfredo Cospito in sciopero della fame dallo scorso 20 ottobre contro il 41bis e l’ergastolo ostativo.
Alfredo ad oggi ha perso 16 chili, sta complessivamente in buona salute. Non sta ancora prendendo integratori. Inforniamo inoltre che è stato fissato per il primo dicembre il riesame della disposizione di 41bis nei suoi confronti. L’udienza è molto importante in quanto dovrà pronunciarsi sulla legittimità della decisione del precedente ministro della giustizia Marta Cartabia di applicazione del regime carcerario del 41 bis contro il nostro compagno.

ANNA IN SCIOPERO DELLA FAME

Apprendiamo che stamattina, lunedì 7 novembre, Anna Beniamino ha dichiarato l’inizio d’uno sciopero della fame in solidarietà ad Alfredo e al fianco di Juan ed Ivan. Non appena possibile diffonderemo aggiornamenti.
Forza ai compagni prigionieri e a tutti quelli che fuori dal carcere
stanno appoggiando la loro lotta.

 

ALTRE AZIONI DI SOLIDARIETA’ dai media di regime

“Assassini”: vandali nella notte imbrattano la sede dell’amministrazione penitenziaria a Cagliari

 

Azioni di solidarietà

RIPETITORE DATO ALLE FIAMME IN PROVINCIA DI TRENTO

https://www.ladige.it/territori/vallagarina/2022/11/05/ripetitore-telefonico-dato-alle-fiamme-a-trambileno-si-segue-la-pista-anarchica-1.3349965

OCCUPAZIONE DI UNA GRU ALLA SCALA DI MILANO

Dalle prime luci di domenica 6 novembre due compagni hanno occupato la gru del cantiere del Teatro alla Scala di Milano in solidarietà allo sciopero della fame di Alfredo, Juan e Ivan contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo. Sotto si è formato un presidio, che si è sciolto alle 17 quando i due compagni sono scesi dalla gru.

 

In solidarietà con Alfredo, Juan e Ivan

Piani dei Resinelli – Piattaforma del Belvedere – Lecco
Dal 29 ottobre l’ecomostro, visitato da centinaia di turisti, si è almeno reso utile.
Oltre allo striscione sono stati affissi volantini sulla piattaforma e nei dintorni.
Solidarietà con Alfredo, Juan e Ivan in sciopero della fame contro 41-bis ed ergastolo ostativo.

Sempre al fianco di Alfredo,Juan e Ivan

 

Bologna – presidio sotto le 2 torri e corteo nelle vie del centro.
Sotto lo striscione affisso dal comune di Bologna per Patrik Zaki sono stati lasciati 2 striscioni in solidarietà ad Alfredo e a tuttx lx
prigionierx, a sfregio di una democrazia ipocrita che guarda oltremare gridando alla tortura, quando essa stessa legittima la tortura nelle patrie galere.
Con Alfredo, Juan e Ivan in sciopero della fame!
Chiudere il 41 bis!
Fuori tuttx dalle galere.

SPOLETO: A margine dei previsti presidi che si sono tenuti fuori dalle carceri di Terni e Spoleto, una parte dei compagni intervenuti si è mossa in corteo per le vie di Spoleto.
Visto l’ingente dispiegamento di forze presenti nell’acropoli del centro storico cittadino, a tutela della felice prosecuzione della festività per i turisti, il corteo si è mosso per le vie della parte bassa della città vecchia scandendo slogan contro il 41 bis, la repressione, la guerra, a sostegno dell’azione rivoluzionaria, a supporto di Alfredo Cospito in sciopero della fame, degli anarchici Juan Sorroche e Ivan Alocco che si sono uniti nella sua battaglia e dei prigionieri comunisti in 41 bis, distribuendo diversi volantini. Il corteo ha dapprima sorpreso le forze dell’ordine, che hanno impiegato una mezz’ora a schierare la celere che, dopo circa un’altra mezz’ora ha imposto lo scioglimento. Le compagne e i compagni sono rimasti compatti e fermi sulle loro posizioni, nonostante qualche tentativo di intimidazione e tanto paternalismo. Siamo rimasti ancora un po’ insieme a tutela reciproca e alla fine gli sbirri se ne sono andati alla spicciolata.

Fuori Alfredo dal 41 bis!
Con Juan e Ivan in sciopero della fame!
Chiudere il 41 bis!
Liberi tutti, libere tutte!

comunicato juan sciopero della fame

intervento letto a Milano durante un incontro sul carcere

https://radiocane.info/sassari-con-alfredo-contro-il-41bis/?fbclid=IwAR0nGKeWjas-G-qH8L7cLkXJiAwaItthCWZpuKZ5A39x9IQRa1GTtzzftE0

https://enoughisenough14.org/2022/11/01/freedom-for-alfredo-cospito-intervention-at-the-fu-berlin/

 

 

Sugli scioperi della fame di Alfredo,Juan e Ivan

Comunicato di Ivan Alocco

Da qualche giorno, in Italia, il compagno anarchico Alfredo Cospito é in sciopero della fame contro il fatto di essere stato sottomesso al 41 bis, la « prigione speciale ».
Ancora una volta, Alfredo sta lottando anche per tutti e tutte noi.
Affinché non ci rassegniamo alla repressione crescente come ad una
fatalità.
Anche se la mia situazione é lungi dall’essere comparabile alla sua,
sono al suo fianco.
Essendo rinchiuso, i miei margini di manovra sono limitati. Giovedì 27 ottobre, comincio quindi uno sciopero della fame in solidarietà con la sua lotta.
Sono conscio del fatto che il mio gesto é solo simbolico e non so quanto tempo potrò tenere. Ma spero che questo piccolo gesto potrà aiutarlo nella sua determinazione.
E che la determinazione di tutti noi possa trasformarsi in azione.
A testa alta!
Viva l’anarchia!

Per scrivergli:

Ivan Alocco, num. ecrou 46355, M.A. de Villepinte, 40 avenue Vauban, 93420 Villepinte (France)

 

https://radioblackout.org/podcast/sassari-corteo-contro-carcere-e-41bis-in-solidarieta-con-alfredo-cospito/

nono giorno di sciopero della fame di Alfredo

Ieri 27 ottobre,ottavo giorno di sciopero della fame di Alfredo Cospito, si é tenuta un’altra udienza al Tribunale di Sorveglianza di Sassari per giudicare il ricorso relativo alle condizioni a cui é sottoposto il compagno. L’udienza anche stavolta si è tenuta a porte chiuse e in videoconferenza per Alfredo. Fuori dall’aula era presente un gruppo di compagni e compagne,che una volta iniziata l’udienza si sono avvicinati alle finestre gridando “FUORI ALFREDO DAL 41BIS”. Si é notato che il fatto ha creato un disturbo all’interno dell’aula. Ricordiamo inoltre che Juan é al terzo giorno di sciopero della fame in solidarietà con Alfredo.
L’udienza é comunque ripresa e finita in una ventina di minuti. SPEZZIAMO L’ISOLAMENTO.

Dai media di regime:

https://www.torinotoday.it/cronaca/imbrattata-sede-rai-verdi-26-ottobre-2022.html

https://www.ilpost.it/2022/10/25/alfredo-cospito-sciopero-fame/

27 ottobre: in corso occupazione dell’ingresso della sede dell’emittente televisiva Rai a Genova in solidarietà con gli anarchici Alfredo Cospito e Juan Sorroche in sciopero della fame contro il regime di tortura 41bis e l’ergastolo ostativo.

 

settimo giorno di sciopero della fame di Alfredo

Venerdì 28 ottobre

Dalle 20:30 l’Arrotino è aperto per aggiornamenti sullo sciopero della fame di Alfredo Cospito, anarchico rinchiuso nell’infame regime del 41 bis, e di Juan Sorroche, anarchico rinchiuso nel carcere di Terni, e per discutere su proposte di lotta, iniziative o altre idee per rilanciare la solidarietà nei loro confronti.

Centro di documentazione anarchico “l’Arrotino”, via primo maggio 24c Lecco

non-permettiamo-lassassinio-di-alfredo-cospito-in-sciopero-della-fame-dal-20-ottobre-impaginato

Contro-lo-Stato-e-i-suoi-aguzzini-2

 

Sesto giorno di sciopero della fame di Alfredo

Da oggi anche Juan Sorroche, detenuto anarchico condannato a 28 anni di carcere per l’attacco alla sede della Lega di Villorba, si è unito allo sciopero della fame di Alfredo.

Roma: occupata sede italiana di Amnesty International in solidarietà con Alfredo Cospito in sciopero della fame contro il 41 bis.

comunicato occupazione amnesty

comunicato occupazione amnesty pdf

Intervista rilasciata a Radio Radicale dall’avvocato di Alfredo

https://www.radioradicale.it/scheda/681463/intervista-allavvocato-flavio-rossi-albertini-su-sciopero-della-fame-di-alfredo

iniziativa a Pisa

Pisa: Mobilitazione in solidarietà ad Alfredo Cospito

https://ilrovescio.info/2022/10/24/terni-e-spoleto-1-novembre-presidi-solidali-sotto-le-carceri-contro-il-41-bis-e-per-i-prigionieri-rivoluzionari/

Scritto in solidarietà ad Alfredo da Bure (Francia)

https://bureburebure.info/it/alfredo-cospito-fuori-dal-41-bis-solidarieta-da-bure/

Quarto giorno di sciopero della fame di Alfredo

Alleghiamo qua sotto il testo dell’anarchico Francisco Solar, imprigionato nelle carceri cilene, “L’urgenza richiede fermezza. Tiriamo fuori Alfredo Cospito dall’isolamento”

francisco-solar-fuori-alfredo-cospito-dallisolamento

Terzo giorno di sciopero della fame di Alfredo

Da “ilrovescio.info”:

La parola agli avvocati

Facciamo parte di quella esigua minoranza che non si richiama alle garanzie democratiche e ai princìpi costituzionali. Il resto della società dice di farlo. È allora a questa parte che si rivolge il seguente comunicato-appello, scritto da avvocate e avvocati che da anni difendono appassionatamente e generosamente tante anarchiche e tanti anarchici nelle aule di tribunale – cosa di cui li ringraziamo pubblicamente. Un piccolo test sull’indifferenza (o meno) in materia di repressione sarà osservare quanti giornali e siti di «controinformazione» pubblicheranno queste riflessioni-denuncia.

Qui sotto il comunicato

Comunicato-Appello-con-prime-adesioni

DALLA TOSCANA:

Per la vita e la libertà dell’anarchico prigioniero Alfredo Cospito

Per il 23 ottobre 2022 indiciamo un’assemblea di aggiornamento sulla
situazione di Alfredo Cospito, rinchiuso in 41bis, e di discussione
sulle necessarie iniziative da mettere in campo nel prossimo futuro
per la vità e la libertà di Alfredo; con l’obiettivo di coinvolgere
tutte le possibili realtà rivoluzionarie del territorio.

Forse tutti conosciamo la gravità del momento, non solo a causa della
situazione detentiva di Alfredo, ma anche rispetto all’attualità: un
mondo che sprofonda nel baratro della catastrofe e della guerra deve
essere oggetto di discussione tra i rivoluzionari, oltre che
determinare le nostre scelte e farci trarre le conseguenze per
impedire tali misfatti.

Domenica 23 ottobre, alle ore 14.00, al Garage Anarchico di Pisa, in
Chiassetto S. Ubaldesca, assemblea di aggiornamento e confronto sulle
future iniziative in solidarietà con Alfredo

Secondo giorno di sciopero della fame di Alfredo

REPRESSIONE: INIZIA UNO SCIOPERO DELLA FAME IN CARCERE ALFREDO COSPITO, DETENUTO IN REGIME DI 41 BIS

Comunicato Avv. Rossi Albertini Avv. Pintus (2)-2

Alfredo Cospito in sciopero della fame

Oggi, 20 ottobre 2022, il compagno anarchico Alfredo Cospito ha iniziato uno sciopero della fame contro il regime 41 bis a cui viene sottoposto dallo scorso 5 maggio.

Nel corso di un’ udienza presso il tribunale di Sassari, riguardante il sequestro della corrispondenza, il compagno ha letto una dichiarazione in videoconferenza dal carcere di Bancali.

SEGUIRANNO AGGIORNAMENTI

A fianco del compagno, contro il carcere e il 41 bis!

Chi è Alfredo
Alfredo Cospito è un compagno anarchico in carcere dal 2012 per aver sparato alle
gambe dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, uno dei massimi
responsabili del nucleare in Europa. “Non volevamo uccidere, ma solo ferire per
erigere un muro invalicabile davanti al cinismo tecnologico ed assassino di scienziati
e politici senza scrupoli”: così Alfredo spiega l’azione per la quale è stato condannato a 9 anni e 5 mesi.
Successivamente Alfredo è stato condannato in secondo grado a 20 anni nel
processo Scripta Manent, insieme ad altri compagni e compagne con l’accusa di
associazione eversiva con finalità di terrorismo.
Da Maggio Alfredo si trova nella sezione 41bis del carcere di Bancali.

 

CONTRO IL 41 BIS, AL FIANCO DI ALFREDO COSPITO

giovedì 13 ottobre al Galeone

Corte a milano per Vince

cena benefit sabato 24 settembre

GIOVEDÌ 21 LUGLIO: APERITIVO BENEFIT PER DAYVID “CIGA”

GIOVEDÌ 21 LUGLIO: APERITIVO BENEFIT PER DAYVID “CIGA”

dalle 18.30 presso L’Arrotino, in via Primo Maggio 24c, Malavedo, Lecco

SU DEVASTAZIONE, SACCHEGGIO E LATITANZA

A fianco di Vince e Dayvid

Il 29 giugno è stato arrestato ad Atene Dayvid “Ciga”, compagno anarchico di origini lecchesi condannato per i fatti del 15 ottobre 2011 a Roma.

Quel giorno 300000 persone erano scese in piazza per protestare contro le politiche di austerità governative. Dopo che le cariche poliziesche avevano spezzato il corteo, gli scontri si erano generalizzati ed erano proseguiti per ore intorno a Piazza San Giovanni. In seguito a quei fatti 6 manifestanti sono stati condannati per il famigerato reato di devastazione e saccheggio. Tra questi Dayvid, che ha però deciso di rendersi irreperibile preferendo la macchia all’arresto immediato. Purtroppo il suo percorso si è fermato ad Atene, dove è stato fermato grazie alla cooperazione tra le polizie greca ed italiana.

Oltre a questo, il 14 luglio la Corte di Giustizia Europea si è espressa in merito al rinvio in Italia di Vince, arrestato nell’agosto 2019 in seguito ai fatti del G8 di Genova del 2001 dopo oltre 7 anni di latitanza. Purtroppo la sentenza della corte non lascia molte possibilità, e l’11 ottobre è fissata la sentenza di cassazione francese che rischia di condannare Vince a tornare in Italia per scontare 12 anni di pena.

Proponiamo quindi un aperitivo benefit per sostenere Dayvid e riferire brevemente alcuni aggiornamenti sulla sua situazione e quella di Vince.

Sempre al fianco dei compagni e delle compagne prigionieri dello stato o in fuga dalla legge!

larrotino@inventati.org

venerdì 8 luglio al galeone

17 giugno all’arrotino

venerdì 27 maggio all’Arrotino

22 aprile a Milano

INIZIATIVE DI FINE MARZO

Sabotiamo la guerra – Innescando l’Internazionale

SABOTIAMO LA GUERRA – INNESCANDO L’INTERNAZIONALE

Quando i lettori avranno tra le mani queste righe la crisi in Ucraina potrebbe aver raggiunto il parossismo ed essersi scatenata nella sua drammatica precipitazione. O forse no. Alcuni passaggi potrebbero essere stati superati o smentiti dai fatti, o ancora in attesa di verifica. Non siamo preoccupati per un’eventuale inattualità di quanto stiamo scrivendo, giacché queste parole non possono che essere inattuali. Di fronte alla guerra l’anarchismo ha sempre mantenuto la stessa posizione che fu di Bakunin sin dai tempi del conflitto francoprussiano e della Comune. Conviene dunque partire dalle ovvietà.

Il nostro internazionalismo si traduce in un sentimento assolutamente semplice: le sfruttate e gli sfruttati, in Russia come negli Stati Uniti, in Ucraina come in Italia, sono le nostre sorelle e i nostri fratelli, il loro sangue è il nostro sangue; gli industriali e i boss della finanza, i generali e i signori ufficiali, i governi tutti, sono i nostri eterni nemici. Essendo mossi da sentimenti d’odio e d’amore eterni, le nostre passioni non possono che rifuggire dall’attualità, dai suoi opportunismi, da una valutazione paracula circa le condizioni e la propaganda del momento.

Eppure, onde evitare che questi alti sentimenti si risolvano in dei propositi astratti e innocui, buoni per mettersi la coscienza a posto e, in fondo, per trovare per una via un po’ più tortuosa, ma proprio per questo ancor più ipocrita, la propria sistemazione, l’accomodamento in una posizione opportunistica, a questi propositi ne va aggiunto un altro: la sola pratica compatibile col discorso internazionalista è quella che pone come nemico principale il proprio governo, il proprio Stato, il proprio blocco imperialista.

Rifuggiamo dunque da ogni tentazione frontista, rigettando tanto le posizioni di quanti in nome del pluralismo e dei diritti umani sono tentati dal serrare i ranghi sotto le liberali insegne occidentali, quanto quelle di coloro che nel nome di un anti-americanismo e di un sovietismo nostalgico sono tentati dalla partigianeria filo-russa.

Il prezzo della guerra come sempre lo pagano i proletari e da mesi lo stiamo già pagando, anticipatamente, con l’aumento delle tariffe delle bollette, del carburante e, a cascata, con la dinamica inflazionistica che sta coinvolgendo tutte le merci. Un processo che si intreccia con la dinamica speculativa messa in moto dalla ripartenza economica a seguito della crisi provocata dalla pandemia. Questo è il prezzo della speculazione, è il prezzo delle rappresaglie di Putin, è il prezzo dell’avventurismo di Biden, è il prezzo del servilismo di Draghi. Questi signori sono i nostri affamatori, nessuno di loro è nostro amico.

Ammesso che la crisi in corso non si risolva in un olocausto nucleare (ipotesi molto improbabile, ma comunque non impossibile), nella «migliore» delle ipotesi, alle nostre «privilegiate» latitudini, il prezzo che pagheremo con la guerra in Ucraina sarà quello di un impoverimento fino a pochi anni fa inimmaginabile nella bambagia europea a cui eravamo abituati: gli attuali aumenti del carburante e dell’energia, e con essi di tutte le merci, potrebbero rappresentare un accenno nemmeno comparabile con quello con cui avremo a che fare. La stessa continuità energetica, con le condizioni di comfort date per scontate da mezzo secolo dalle persone in questa regione del pianeta, potrebbe non essere garantita, tanto più in una condizione nella quale l’energia che c’è deve essere utilizzata per i superiori scopi dell’industria bellica.

Forse il più grande insegnamento, generalmente trascurato, della vicenda pandemica è stato nel tramonto della cosiddetta «società dei consumi». In quei giorni della primavera del 2020 con i supermercati parzialmente chiusi, con interi prodotti di cui era vietata la vendita, è avvenuto un fenomeno inedito per chi, come chi scrive, è da sempre vissuto in una società dove il consumismo era quasi una religione. Il governo ha voluto lanciare un messaggio che evidentemente non aveva niente a che vedere con la salute pubblica: un messaggio di austerità morale. È un momento difficile, i cittadini lo devono capire anche attraverso un sacrificio quaresimale. D’altro canto, già allora ci dicevano «siamo in guerra», anticipando i nuovi sacrifici a venire.

Un anno dopo, il presidente della Confindustria ha proposto un’analisi molto interessante. Intervenendo all’assemblea nazionale dell’organizzazione padronale lo scorso 23 settembre, più lucido di tanti imprenditori che invocano il distopico «ritorno al mondo di prima», Carlo Bonomi ha chiarito che «passerà molto tempo, purtroppo, prima che la domanda interna di consumi possa tornare a essere un driver potente di crescita». Il grande capitale sa bene che in questo periodo storico non è sui consumi interni che deve fondarsi la crescita. Più di recente, il 12 febbraio, il direttore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha dichiarato che bisogna assolutamente evitare una spirale prezzi-salari: «non si batte l’inflazione aumentando i salari», se i prezzi aumentano gli sfruttati si devono impoverire, altrimenti dove sta la fregatura? Lorsignori sanno che, guerra o non guerra, la proletarizzazione è la cifra dei fenomeni sociali dei prossimi anni.

Tornando alla guerra, dunque, quello che appare più probabile, scartate le ipotesi più drammatiche di una vera e propria escalation nucleare tra le potenze (che comunque, va ribadito, non è da escludersi), è che il prezzo che gli sfruttati di questa parte del pianeta pagheranno sarà un ulteriore giro di vite in senso austeritario e autoritario. Il tutto accade nel mentre, come una vipera, se ne sta in agguato la velenosa ipotesi del nucleare, panacea per ogni malanno della nostra industria. Una sirena, quella nuclearista, nient’affatto da sottovalutare: soprattutto se le cose si mettono davvero male con la Russia che chiude definitivamente i rubinetti del metano (o gli USA che obbligano l’Europa a rinunciarvi), di fronte alle necessità militari, industriali e agli stessi disagi sulla popolazione ormai ossessionata di fronte alla coazione a ripetere del sogno reazionario del «tornare alla vita di prima» (immaginiamoci quanto si farà potente questa pressione se la gente si trovasse senza luce e gas), ecco che l’ipotesi nuclearista diventerà addirittura irresistibile.

Un elemento, al contrario, di controtendenza rispetto a quanto accaduto negli ultimi anni sta nel ritorno della «politica» sul dominio incontrastato della tecnica di cui ci parlano i fatti ucraini. La guerra in Ucraina per una volta non sembra una guerra economica, ma una guerra di dominio politico e militare. La stessa questione del metano non è il fenomeno, ma un fenomeno conseguente, una rappresaglia nelle scelte del risiko politicomilitare. Provocata da una costante e aggressiva espansione a est della NATO, la reazione della Russia mira non tanto alla conquista di giacimenti e risorse, ma è motivata dalla pretesa tutta militare di non dover sopportare la presenza di basi militari americane al proprio confine, oltre che da un orgoglio e una nostalgia del tutto ideologici per i bei tempi imperiali andati. Le risorse energetiche sono semmai una clava con cui minacciarsi vicendevolmente.

Lasciando dunque agli anarchici russi, ucraini, bielorussi la cronaca e le analisi di quanto accade dalla loro parte del fronte, delle loro battaglie contro l’autoritarismo dei rispettivi governi, contro il quale si battono al prezzo di arresti, torture e morti, con quello spirito internazionalista per il quale il principale nemico è per me sempre incarnato dal mio governo e dai suoi alleati, vorremmo brevemente soffermarci su ciò che accade dalla «nostra» parte del fronte di guerra.

La vittoria di Biden ha rappresentato un’accelerazione evidente dei pericoli militaristici. La scommessa geopolitica di Trump si fondava sulla possibilità, se non di una alleanza, quanto meno del mantenimento di buoni rapporti con Putin in chiave anti-cinese. In tal senso il temibile Trump ha finito per diventare il primo presidente degli Stati Uniti che dopo molti lustri non ha aperto nuovi fronti di guerra. Incredibile, in tal senso, la cantonata politica presa in modo pressoché unanime dall’estrema sinistra nordamericana. Quando una storica militante comunista, femminista e nera come Angela Davis lancia il suo endorsement per Biden e Harris, questo non ci indica solo il tradimento individuale di una burocrate del movimento, ma una sbandata collettiva di un’intera area politica (dimostrata per esempio dal fatto che Davis non venga cacciata a calci dai contesti militanti). Non è soltanto un tradimento del rifiuto anarchico delle elezioni (dai politicanti comunisti ci si aspetta questo e altro), ma è proprio sbagliata l’analisi specifica, in quanto Biden e Harris per la pace nel mondo erano evidentemente il «male maggiore».

Uno degli errori che viene imputato a Biden persino da una parte della sinistra mainstream (in questo senso abbiamo letto di recente dei pezzi sul manifesto e su Fanpage) è quello di «regalare» la Russia alla Cina. Stringendo in maniera aggressiva il regime di Putin, i nordamericani lo stanno spingendo ad allearsi con quello di Xi. L’alleanza della seconda potenza militare al mondo col paese che rappresenta la prima potenza tecnologica e – per pochi anni ancora – la seconda potenza economica, può davvero diventare l’effetto detonante per una catastrofe militare mondiale. Di fronte alla eventualità che le armi russe comincino a montare tecnologia cinese, potrebbe sul serio saltare alla mente a qualche boia del Pentagono l’idea che un attacco nucleare preventivo possa essere un’ipotesi migliore rispetto alla possibilità di lunghi anni di integrazione militare dei loro più temibili avversari.

Venendo all’Italia, da sempre all’avanguardia nella sperimentazione di nuovi regimi politici, sembra che il governo di Unità Nazionale resista e si confermi nel medio periodo come la cifra degli intrighi politici del bel paese, magari da emulare in altre nazioni europee in caso di un aggravamento della crisi. L’Unità Nazionale è un concetto che va ben compreso. Questa forma di governo può somigliare, ma si differenzia essenzialmente dal classico governo tecnico appoggiato dall’unanimità delle forze politiche. L’Unità Nazionale è un governo eminentemente politico, un governo di fronte politico e sociale: in questo senso all’Unità Nazionale aderisce anche il sindacato nel momento in cui opera per la più completa collaborazione e pacificazione interna; in questo stesso senso aderiscono a esso anche i tecnici, in quanto la Tecnica è oggi una potenza socio-politica. In una parola, il governo di Unità Nazionale è un governo di guerra.

Come internazionalisti che sono stati condannati o privilegiati – dipende dai punti di vista – a vivere a queste latitudini, il compito che ci si impone è quello del sabotaggio, del deragliamento, del disfacimento con ogni mezzo dell’Unità Nazionale e del clima mortifero di pace sociale che questa genera. È l’appuntamento dei prossimi mesi al quale non possiamo assolutamente mancare. L’Unità Nazionale prepara in altre parole alla pace interna tra le classi e alla guerra esterna tra le nazioni. Il nostro internazionalismo ha sempre gridato al contrario: nessuna guerra tra i popoli e nessuna pace tra le classi. Con Galleani noi ripetiamo di essere contro la guerra e contro la pace, ma per la rivoluzione sociale.

L’internazionalismo è però, ancora, soltanto un sentimento. Per quanto corretto dal principio secondo il quale il mio governo è il mio principale nemico, come ogni sentimento anche l’internazionalismo contiene un ché di ineffabile. Il passo coraggioso che dovremmo fare è quello di passare dall’internazionalismo all’Internazionale. Cioè ragionare e diffondere concretamente una cospirazione storica, informale, ma reale, dei rivoluzionari di tutto il mondo. Una «organizzazione», per quanto questo termine ci faccia paura e ci attiri gli occhi della repressione. Ma quali sono le alternative? La fame, la guerra e la morte. L’organizzazione della vita umana associata fondata sulla gerarchia e sul profitto ormai ha dimostrato di non poter governare la complessità che ha generato e ci sta trascinando tutti verso la catastrofe – sanitaria, ecologica e militare. Solo una rivoluzione mondiale ci può salvare. Mettiamoci all’opera.

Venerdì 4 marzo all’arrotino

SERATE ALL’ARROTINO

MORTE AL FASCISMO

Questo volantino è stato distribuito sabato scorso davanti al banchetto che i fascisti del movimento sociale “la rete dei patrioti” ha montato in centro Lecco.

Non lasciar loro propagandare le loro sporche fandonie tranquillamente indisturbati è solo un primo passo, non lasciar loro alcuna agibilità in città è l’obiettivo.

 

venerdì 24 dicembre 2021

CONTINUA IL CINEFORUM

Il cineforum del venerdì!

Affinché le PAROLE siano CHIARE

Affinché le PAROLE siano CHIARE

 

Pandemia e conseguenze

Opporsi alla gestione emergenziale, alle limitazioni della libertà sperimentate in questi due anni e, da ultimo, anche al green pass non significa negare la gravità della situazione sanitaria, bensì significa semplicemente ribadire quanto le soluzioni imposte dallo stato siano inaccettabili: la cura non è stata forse peggiore della malattia?

Complotti e lotte

Non c’è bisogno di pensare a complotti segreti di chissà quali proporzioni o a cause paranormali per spiegare gli eventi di questa pandemia e la gestione statale che ne è seguita. Questo atteggiamento serve solo ad inibire la capacità di lotta, dato che pone come obiettivo delle entità talmente astratte e irraggiungibili da rendere impensabile opporvisi. Al contrario, chiedersi quali siano i meccanismi politici ed economici che sottostanno ad alcune scelte può portare ad una maggiore consapevolezza e determinazione nel combatterli.

Sbirri e affini

I membri delle forze dell’ordine sono i tutori dell’ordine costituito e, in quanto tali, sono necessariamente nemici di un movimento che si oppone a delle imposizioni statali. Lo dimostrano gli sgomberi di Trieste e Genova, così come gli arresti e le cariche di Milano. Solo grazie a loro è stato possibile creare lock-down, coprifuoco, autocertificazioni per uscire di casa e certificati verdi per poter lavorare. Poliziotti e carabinieri possono individualmente condividere alcune delle posizioni espresse in piazza, ma finché indosseranno la divisa restando al servizio di un potere, rimarranno dall’altra parte della barricata.

Sindacalisti e servi

Sulla questione del green pass i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL si sono comportati, per l’ennesima volta, nel peggiore dei modi. Inizialmente hanno avallato ogni scelta governativa, permettendo di spaccare i lavoratori e ricattarli. Poi, di fronte a lotte reali, hanno invocato lo sgombero dei presidi perché “non si può impedire di lavorare alla gente”, dimostrandosi ancora una volta servi dei padroni. Forse farebbe loro bene un ripasso sull’efficacia delle pratiche conflittuali, inclusi picchetti e blocchi, in situazioni di lotta politica o contrattazione sindacale.

Resistenza e antifascismo

Lottare contro il green pass significa, tra altre cose, lottare contro una forma di discriminazione, contro uno strumento di controllo, contro un attacco ai lavoratori. Tutti punti che rafforzano l’idea che una simile lotta debba essere intrinsecamente antifascista. Ne consegue che fascisti e ambigui destrorsi non possono e non devono trovare spazio e legittimazione nelle piazze no green pass. La loro presenza organizzata è solo l’ennesimo tentativo di inserirsi nelle lotte per trovare legittimazione politica.

Solidarietà e protesta

La solidarietà nei confronti di tutti coloro che, in vari modi, si oppongono all’imposizione del green pass è sentita e dovuta. A prescindere dai modi individuali di affrontare questa situazione, dal vaccinarsi, al subire tamponi e costi fino al rifiutare ogni compromesso, l’importante è lottare contro l’ennesimo strumento di oppressione. Consci del fatto che il green pass sia un ulteriore sopruso, facciamo in modo che quella attuale sia una lotta tra le tante nell’ottica di un modo senza né padroni né servi, né capi né sottoposti.

 

Anarchiche e anarchici

PAROLE CHIARE_mod

Inchiesta contro anarchici

SIBILLAZIONI

Sull’operazione anti-anarchica denominata “Sibilla”

Tutto questo deve finire. Per sempre. E se lo Stato e i padroni sono i nostri viventi nemici, allora risulta evidente più che mai il ruolo storico dell’anarchismo come la vanga con cui gli scaveremo la fossa.

Prima le buone notizie , Ottone degli Ulivi

Prima dell’alba dell’11 novembre 2021 ci sono state in Italia decine e decine di perquisizioni in case di compagni e compagne anarchici a Genova, Carrara, Pisa, Cremona, Bergamo, Roma, Perugia, Viterbo, Lecce, Taranto, Cosenza e Cagliari. Le indagini svolte dai carabinieri del ROS, su ordine della Procura di Perugia, si concentrano sulle sobillazioni anarchiche e in particolar modo sul giornale Vetriolo e a “contorno” i siti di contro-informazione come roundrobin.info e malacoda.noblogs. Il reato principale che viene contestato ai compagni e alle compagne è quello di aver costituito e/o partecipato a una associazione sovversiva con finalità di terrorismo (270bis), siccome, secondo la sbirraglia, tramite le pubblicazioni sopra citate i compagni/e avrebbero istigato a commettere atti di terrorismo contro lo Stato.

Oltre alle decine di perquisizioni in tutta la penisola, 6 le misure cautelari: l’”arresto” di Alfredo, già detenuto nel carcere di Terni, un compagno sottoposto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico e altri 4 con obbligo di dimora e firme.

Non ci stupisce in alcun modo la repressione da parte dello Stato nei confronti di parole chiare e decise, e ancor meno ci stupisce in questo momento di timore di dissesti sociali. La creazione del nemico interno è funzionale a richiamare a sé la lealtà del popolo verso il suo re – lo Stato – lo stiamo vedendo chiaramente con i “no vax”: lo Stato proprio in questi giorni sta colpendo le piazze che si muovono contro il lasciapassare, impedendo manifestazioni nei luoghi in cui il capitalismo ha necessità di fiorire.

Come anarchici siamo e restiamo nemici interni ed esterni, di sopra, di sotto, in direzioni caoticamente ragionate, di qualsiasi autorità. La complicità con le parole espresse contro i nemici, che siano essi funzionari di Stato o del capitalismo, incluso quello militarista, è allora per noi chiara.

Come al solito nella mente giuridica degli inquirenti l’unica organizzazione possibile è quella verticistica, gerarchica. Non capiscono, o meglio, non si sentono di esprimere pubblicamente che l’imprevedibilità degli anarchici nella loro disorganizzazione non è sicuramente un’organizzazione, figurarsi se esistono mai capi e gregari.

Restiamo al fianco di chi viene colpito/a dalla repressione perché sceglie di attaccare, di non nascondersi dietro il bisogno di farsi amare dalle masse con parole dolci e accomodanti, di diffondere parole di compagni colpiti da decenni di carcere.

Viva l’anarchia!

Anarchici e anarchiche di Carrara

QUA SOTTO ALCUNI SCRITTI IN SOLIDARIETA’

campania libertaria

Chiacchiere e distintivo

classe contro classe

comunicato anarchici sardi

LA SIBILLA PREVEDE TEMPESTA

Ne uccide più la penna che la spada

PAROLE DI FUOCO QUALCUNO CI ASCOLTA

solidali genovesi

Una rabbia al vetriolo

Alcuni contributi sulle lotte contro il green pass

07-31 Renitente al green pass

10-10 Una prospettiva sulle mobilitazioni contro il Green Pass a Trieste

10-30 Contro il Green Pass – alcune riflessioni

11-05 Una prospettiva sulle mobilitazioni contro il Green Pass a Trieste parte seconda

dopo il divieto di manifestare a Trieste

06 Tesi-sul-Covid-1984

Sull attacco alla cgil

Il cineforum del venerdì

no green pass

VIRULENZE – paziente 1

VIRULENZE – paziente 0

Rilasciati/e i compagni e le compagne arrestate a Bologna

Apprendiamo che tutt* i/le compagni/e imprigionati per l’operazione ritrovo sono stati/e scarcerati/e. Le accuse riguardanti il 270bis sono cadute. Per Stefania,Duccio, Elena, Guido, Martina e Ottavia rimane l’obbligo di dimora con rientro notturno.

Solidarietà agli arrestati di bologna

DA BOLOGNA RICOMINCIA IL RITORNO ALLA “NORMALITÀ”?

 

La “Fase 2” vera è propria è cominciata. Finalmente dopo mesi di clausura, controlli, caccia all’untore, infami alle finestre (con accanto il tricolore), ci si può muovere senza più autocertificare niente.

Insomma, per i più ottimisti, siamo ad un passo dal “ritorno alla normalità”!

Ma la vera domanda è: – ma ci torneremo davvero alla normalità preCovid? Perché, oltre al fatto che già quella aveva parecchi aspetti inquietanti, la “normalità” di prima sarà aumentata da droni, controlli, smart-working, app, delatori, guerra fra poveri e tutto il resto, che la gestione dell’emergenza Covid lascerà in eredità.

In questi giorni ne abbiamo avuto il primo assaggio: l’operazione dei ROS di Bologna che ha portato in carcere 7 compagni e compagne, oltre ad altri/e 5 con obbligo di dimora e firme giornaliere. La motivazione degli arresti è la classica, 270 bis, reato associativo schifoso usato da decenni per appioppare anni di galera. L’unica vera differenza, forse proprio dovuta al fatto di vivere nel “Post-Covid”, è l’arroganza del palesare le motivazioni da parte dei ROS con questa dichiarazione: “L’intervento della magistratura e dei Carabinieri assume una strategica valenza preventiva per evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturibili dalla pandemia per il Coronavirus, possano insediarsi altri momenti di più generale “campagna di lotta antistato” oggetto del programma criminoso di matrice anarchica.”

Leggendo queste parole si evince come alle Forze dell’Ordine non serva più nemmeno nascondersi dietro al dito della democrazia, possono benissimo palesare arresti preventivi, basati sulle idee (cosiddetti reati d’opinione) come in una qualsiasi dittatura. E tutto questo col plauso dei benpensanti cittadini dal cervello svuotato da tanto internet e tv, rinchiusi in casa senza parlare “realmente” con nessuno per mesi.

Certo, queste cose succedevano anche nel Pre-Covid, ma la sfrontatezza del potere è cambiata di molto.

Le motivazioni che portavano a vedere la democrazia come forma di potere non così diversa dalla dittatura, bensì complementare ad essa, sono ancor più sotto gli occhi di tutti. Infatti, dalla democrazia parlamentare alla dittatura dei camici bianchi il passo è stato davvero rapido!

La vera sfida da affrontare, come anarchic* e rivoluzionar*, sarà proprio quella di dover combattere lo stesso schifo di sistema Pre-Covid con tutti i mezzi tecnologici che sono stati sperimentati durante l’emergenza Covid (d’altronde erano anni che venivano scritti manifesti, fatte azioni, contro 5g, tecnologie varie, robotizzazione dell’esistente, droni e controllo). Anche se ce l’eravamo immaginato, forse ai più sembrava pura fantasia. Ora come ora, il fatto che questo sia realtà è sempre più palese: quindi non sarebbe male che per una volta i timori degli sbirri si avverassero!

Il fatto che la notte dopo gli arresti alcune centraline internet a Rovereto siano state danneggiate lasciando senza rete migliaia di persone ci mostra già un punto di partenza: l’attacco!

Tornando ai compagni e alle compagne arrestati/e a Bologna, non possiamo che esprimere la nostra più profonda solidarietà e vicinanza. Riprendendo un motto letto su uno striscione fuori da un tribunale durante un altro processo per associazione sovversiva: “Se sono innocenti hanno tutta la nostra solidarietà, se colpevoli ancora di più”.

Elena, Guido, Zipeppe, Stefi, Nicole, Duccio, Leo, Otta, Angelo, Martino, Tommi ed Emma LIBER* SUBITO!

Fuoco allo Stato e alle carceri!

Per l’anarchia

 

Centro di documentazione anarchico l’”Arrotino”

 

Arresti a Bologna

L’ennesima ondata repressiva che si è scatenata lo scorso 13 maggio ha portato in carcere 7 compagni, e altri 5 hanno l’obbligo di dimora

I compagni arrestati sono 7, Elena, Guido, Zipeppe, Leo, Nicole, Stefy e Duccio.
Altri 5 compagni hanno l’obbligo di dimora a Bologna.

I compagni e le compagne sono accusati di 270 bis, associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico. Altri reati contestati sono il 414cp (istigazione a delinquere), 639cp (deturpamento e imbrattamento), 635 cp (danneggiamento di sistemi informatici o telematici di pubblica utilità), e ad una solo persona incendio.
libere tutte e tutti
fuoco alle galere

Qui sotto gli indirizzi per mandare solidarietà

Elena Riva e Nicole Savoia
Str. delle Novate 65
29122 Piacenza

Duccio Cenni e Guido Paoletti
Via Arginone 327
44122 Ferrara

Giuseppe Caprioli e Leonardo Neri
Strada Casale 50/A San Michele
15122 Alessandria

Stefania Carolei
Via Gravellona 240
27029 Vigevano (PV)

Qua invece qualche scritto in solidarietà:

05-13 Ritorno alla normalità

05-14 Bologna solidarietà

05-16 Genova-solidarietà ai bolognesi 

05-17 Potrebbe colpire chiunque

Alcuni blog interessanti

Qui sotto una lista di blog, alcuni nati in questi mesi di pandemia, altri già presenti da prima, dove trovare spunti, riflessioni, aggiornamenti, a partire da questi tempi di pandemia.

https://lanavedeifolli.noblogs.org/

https://frecciaspezzata.noblogs.org/

https://ilrovescio.info/

Spread the fire

 

Lettera di un anarchico ad un democratico in tempo di epidemia

Questo scritto sarà polemico, certo, ma vorrei non sembrasse uno sguardo giudicante, né tantomeno la sentenza di chi ha la verità in tasca. E per quanto una parte di ostilità vi sarà inevitabilmente contenuta, vorrei che questa ostilità, questo conflitto tra idee e pratiche diverse, venissero colti, per una volta, come una critica costruttiva e, in un certo senso, fraterna. Questo è lo scritto di un anarchico, che rifiuta lo stato, la religione, l’autorità e tutto il resto: se siete arrivati a leggere fino a qua so di non aver bisogno di spiegarmi meglio. Ed è uno scritto, questo, rivolto a chi, da democratico convinto, si ritiene erede della lunga tradizione della cosiddetta sinistra italiana, o almeno di buona parte di essa. Vorrei quindi che queste poche righe venissero lette come una lettera a dei lontani cugini, con cui, per fondati ed insanabili contrasti, da tanto tempo non si hanno contatti. Con cui tuttavia, che piaccia o no, un legame di parentela lo si condivide inevitabilmente. Siete gli eredi di Mazzini e di Garibaldi, dei repubblicani e dei socialisti che a fine ‘800 e inizio ‘900 scendevano in piazza, lottavano e morivano insieme agli anarchici. Avete combattuto con ogni mezzo contro la monarchia sabauda e lo stato borghese, avete sobillato sommosse e compiuto attentati. Poi avete ottenuto il potere e le cose sono cambiate ma, in fondo, credo, avete ancora quel sangue nelle vene.

Quindi, dopo questa sfacciata captatio benevolentiae, veniamo all’argomento della lettera: il virus. O meglio, ciò che sul piano politico è successo in queste settimane a causa dell’epidemia. Ed essendo anarchico ho in mente un piano politico piuttosto ampio: il personale è politico, il politico è personale. In questo mese vi ho visti cambiare, ho visto succedere cose che non pensavo potessero accadere così in fretta. Certo, erano tendenze che il movimento anarchico paventava da anni, ma non credevo che si potessero sviluppare così in fretta.

Ho visto la vostra ideale democrazia parlamentare, la “costituzione più avanzata del mondo”, evaporare da un giorno all’altro come se niente fosse. Nel giro di pochi giorni si è azzerato il dibattito parlamentare, i partiti sono spariti dalla vista e qualunque pluralità di visioni è venuta meno. Ci siamo svegliati invece con l’ennesimo uomo al comando, con decreti ministeriali a determinare ogni aspetto della vostra vita e con un’unica visione della realtà sbattuta in faccia a tutti da qualunque mezzo d’informazione. Non sto insinuando che sia una dittatura, non lo è; ma è qualcosa che, secondo me, per la vostra democrazia  è pericoloso.

Ho visto la polizia, i carabinieri, l’esercito, l’intero apparato repressivo dello stato, iniziare a chiedere conto di qualunque spostamento, di qualunque uscita di casa. Droni, elicotteri, telecamere, gli stessi cellulari e, non ultimo, il vicino di casa spione hanno creato qualcosa che non è “1984” di Orwell ma un po’ lo ricorda. Non hanno imposto il coprifuoco, sarebbe sembrato troppo oppressivo, ma in realtà ci hanno chiuso in casa fino a data da destinarsi. Insomma, da un giorno all’altro abbiamo perso il diritto di muovervi liberamente sul territorio nazionale. Di più, sono stati proibiti gli assembramenti e qualunque incontro tra estranei: in sostanza, è stato spezzato il diritto di associazione. Un tempo, quando venivate a costruire barricate insieme agli anarchici, qualcosa di molto simile a tutto ciò lo si chiamava stato d’assedio. A Milano, l’ultima volta, è finita con le cannonate del feroce monarchico Bava, vi ricordate? Stavolta no, c’è un gran silenzio.

Ho visto il tessuto sociale delle città sfaldarsi, perdere pezzi da ogni lato. Perché, mentre correvate tutti a disegnare arcobaleni e appendere tricolori, le persone hanno iniziato a guardarsi in tralice, a controllare se il vicino usciva per una corsa o andava una volta di troppo a fare la spesa. Il clima di sospetto è cresciuto, alimentato da comprensibili paure, e ha avvolti tutti come una nebbia fetida. L’intolleranza, l’intransigenza, il desiderio di disciplina imposta con le buone o con le cattive ha pervaso quel poco di rapporti interpersonali, per lo più telematici, che rimanevano. Ho visto la gente cercare dei capri espiatori, il governo fornirglieli, e tutti insieme sbranarli. Non è stato un bello spettacolo. Tra l’altro, questa fissazione del tricolore di fronte a un’epidemia mondiale la trovo quasi un insulto, sinceramente. C’è stato un tempo in cui siete stati internazionalisti…

Ho visto i costi sociali di questa quarantena, di questo blocco totale, venir completamente messi da parte. “State a casa” ha detto il governo, e tutti hanno ubbidito. Ma, intanto, gli operai al lavoro senza garanzie ci dovevano andare, pazienza. Qualcuno una casa dove stare non l’aveva, pazienza. Qualcuno uno stipendio per mantenersi senza i consueti espedienti non l’aveva, pazienza. Qualcuno i documenti regolari per accedere alle cure mediche non li aveva, pazienza. Qualcuno la solidità psicologica per rimanere in casa non l’aveva, pazienza. Qualunque situazione di fragilità sociale, economica, personale è stata ignorata. Se escludiamo una mezza marcia indietro di fronte alla reazione decisa dei sindacati, comunque poi aggirata, ci siamo trovati con una gestione che definire classista è poco. In fondo, riassumendo tutte queste “sviste”, si perviene ad una facile conclusione: le relazioni sociali, finanche gli esseri umani sono sacrificabili; l’economia, il profitto invece no. Non c’è poi tanto da stupirsi, questa è sempre stata la realtà del capitalismo. C’è stato un tempo in cui avete fondato leghe, cooperative, associazioni di mutuo soccorso…

Ho visto persone stimatissime spegnere il cervello, decidere coscientemente di non mettere in discussione nulla e affidarsi in tutto e per tutto alle decisioni governative. Ho visto chi tentava di esprimere un pur parziale dissenso venir accusato di follia, tradimento, disumanità, egoismo. Tra l’altro, l’egoismo non è una brutta cosa: è il riconoscere la propria importanza e il proprio intangibile diritto  Ho visto persone fare a gara nel mortificarsi, nell’annullare la propria vita sociale e ogni contatto umano, quasi che soffrire di più, sempre di più, potesse far passare più in fretta l’epidemia. Retaggio cattolico? L’odore stantio in effetti è quello. E infatti nel frattempo le uniche manifestazioni pubbliche delle vostre autorità governative sono state benedizioni di statue, processioni con spade miracolose e preghiere in diretta televisiva o streaming. E dire che, un tempo, avete assaltato le mura di Roma con il colpo in canna, per togliere a un papa l’influenza che non doveva avere.

Insomma, ho visto i fatti prendere una piega che non mi è piaciuta, come credo che non piaccia a molti di voi, e troppo poche voci alzarsi per protestare. Mi direte di farmi gli affari miei, che tanto per chi non crede nello stato poco cambia questa ulteriore involuzione. E invece no: primo perché se nessuno vive la propria libertà, diventa difficile farlo anche per chi lo desidera. Secondo perché, ricordando come siete stati un tempo, dispiace sinceramente vedervi in questa situazione, che molto probabilmente non vi piace e, almeno istintivamente, vi puzza anche un po’. E infine mi concedo due commenti pedanti da anarchico. Primo, le situazioni di emergenza fanno quasi sempre emergere le contraddizioni di un sistema politico ed economico. Anche questa epidemia ha in un certo senso costretto lo stato a mostrare il proprio volto cupo e repressivo, spogliandosi di vari orpelli piacevoli alla vista e riducendosi alla propria essenza: repressione e difesa del sistema economico a scapito dei ceti sociali più disagiati. Secondo, tutto questo è stato accettato perché temporaneo, ma siamo sicuri che, una volta finita l’emergenza, lo stato ripiegherà in buon ordine tornando allo status quo ante? O piuttosto non ne approfitterà per lasciare qualche silenzioso e poco appariscente tentacolo stretto attorno al collo di tutti noi? Chissà, magari una app che registri gli spostamenti di tutti, o il bisogno di un bel permesso per muoversi da una città all’altra…

Concludo, scusandomi se è sembrato che mi sia assiso in cattedra e augurandomi di incontrarvi presto sulle strade, magari pronti a evitare una pattuglia, liberi e a testa alta, come un tempo siete stati.

Con affetto, per l’anarchia.

COMBATTI IL POLIZIA VIRUS

SU CORONAVIRUS E DINTORNI

03-12 Il virus degli ogm nel salto di specie

03-14 L’insurrezione ai tempi del corona vairus

03-14 L’insurrezione ai tempi del corona vairus.docx

03-14 Per immunizzarci dal gregge

03-14 Per immunizzarci dal gregge

03-15 Cile – Una prospettiva anarchica sulla pandemia da Coronavirus

03-15 Incatenati alla corona

03-16 La viralità del decoro

03-16 La viralità del decoro.docx

03-18 La repressione è il nostro vaccino

03-19 Ai morti di Modena e ai suoi rivoltosi – uno scritto dal carcere

03-21 Ricette per il caos

03-24 Note epidermiche

03-26 Il colera avanza

03-26 La critica ai tempi del coronavirus

03-26 Mobilitazione totale

03-27 Covid19 e Stato totale-prospettive da sud

03-28 In ostaggio

03-28 Non tutto può essere militarizzato

03-28 Note-sparse-sul-morbo-che-infuria

03-29 Utopia della città perfettamente governata

03-31 Contributo su repressione e tecnologia

04-01 Spoleto – …per un vero sciopero generale!

04-02 A maggio fa ciò che ti piace

04-02 Il futuro non è scritto – un contributo sui possibili sviluppi della situazione attuale

04-02 La vita al bivio

04-03 Proposta per un 25 aprile che sia liberazione

04-03 Sulle rivolte di marzo

04-04 Primavera silenziosa

04-04 Sopravvivere al virus una guida anarchica

04-05 La civiltà del Contagio

04-08Genova – A proposito di pandemia e normalità

Venerdì 14 febbraio 2020

VENERDI’ 20 GENNAIO

In merito a qualche pugno arrivato in faccia a Zamperini

QUANDO A LECCO QUALCHE PUGNO

ARRIVA IN FACCIA AL FASCISTA…

In questi giorni i quotidiani locali riportano la notizia di alcuni pugni in faccia presi in un bar dal politicante fascista di Fratelli d’Italia Giacomo Zamperini.

Che bello! Ogni tanto qualcuno rimanda al mittente la violenza che emerge in ogni discorso di questo putrido elemento politico locale.

Non possiamo non pensare a tutte le campagne razziste portate avanti da Zamperini, complice del clima d’odio e di guerra fra poveri che ci circonda. E portare avanti certe istanze rende complici di tutto ciò che poi si verifica. Gente di questo calibro è responsabile di migliaia di morti nel Mediterraneo o alle frontiere, uccisioni indiscriminate che meritano vendetta.

E se questi politicanti svolgono campagne di odio indiscriminato contro chi ritengono diverso e inferiore a loro (che siano immigrati, poveri, omosessuali o altro), un pugno in faccia diretto alla persona giusta è il minimo che si possa fare. Chi utilizza la violenza delle parole e del potere non può che aspettarsi che questa, ogni tanto, gli ritorni indietro.

Ricordiamo le parole di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che incitavano ad affondare le navi che salvano migliaia di vite ogni anno.

Ricordiamo il saluto romano fatto da Zamperini durante la commemorazione dei vili repubblichini fucilati allo stadio di Lecco. Ricordiamo anche la sua assidua presenza a manifestazioni contro l’autodeterminazione dei corpi, tanto contro l’aborto quanto contro l’eutanasia.

Ricordiamo il fascismo e cosa fece: milioni di morti, guerra, deportazioni.

Ricordiamo la lotta partigiana, che non si è certo liberata del nazi-fascismo senza l’uso della violenza.

Per questo non può che farci piacere sapere che personaggi come lui da oggi possano avere più paura ad andare in giro. Perché sulla strada, nei bar, al supermercato, c’è sempre il rischio che qualcuno ti mandi il conto dell’odio che fomenti!

E anche se non sappiamo e non vogliamo sapere chi sia stato, mandiamo “all’aggressore” la nostra più viva solidarietà e complicità.

P.S. si legge nelle pagine dei giornali che il caro Riccardo De Corato, un altro che in merito a mani sporche di sangue sa il fatto suo, rivela che l’assalitore sarebbe un “capo degli anarchici di Lecco”. Vogliamo semplicemente ricordare che gli anarchici non hanno capi! Se in questo mondo autoritario qualcuno necessita di gerarchia, disciplina e ordine, gli anarchici non sono tra quelli…la storia anarchica insegna! Forse sarebbe pretendere troppo pensare che sappia cosa dice?

 

Anarchiche e anarchici lecchesi (senza capi!)

un pugno in faccia

24 DICEMBRE ALL’ARROTINO!!!

VINCE E’ STATO LIBERATO!!!

Vince è stato liberato!

Nell’udienza di questa mattina i giudici hanno deciso di scarcerarlo per un vizio di procedura formale. In attesa di ulteriori aggiornamenti sul proseguo della vicenda, ci godiamo la vittoria di una battaglia! E la riconquista della libertà!

Vince libero!!Tutte e tutti liberi!
Contro la criminalizzazione delle lotte, ora e sempre Resistenza!

VINCE LIBERO!

Giovedì 7 novembre all’arrotino

MERCOLEDI’ 23 OTTOBRE

MILANO 23 OTTOBRE PRESIDIO ORE 14 AL CONSOLATO FRANCESE IN VIA MANGILI 1 IN SOLIDARIETA’ A VINCE

Il 24 ottobre ci sarà l’udienza a Rennes per decidere sulla validità del Mandato di Arresto Europeo emesso dall’Italia nei confronti di Vince.

 

GIOVEDI’ 24 OTTOBRE ALL’ARROTINO

giovedì 3 ottobre

SERATA BENEFIT PER VINCE

CORTEO 25 SETTEMBRE

Solidarietà a Vince

Lo scorso 8 agosto, dopo una latitanza durata oltre 7 anni, è stato arrestato in Francia il compagno anarchico Vincenzo Vecchi. In seguito alla condanna a 11 anni e mezzo per “devastazione e saccheggio” per i fatti del G8 di Genova, Vince era infatti diventato irreperibile per lo Stato.

Una scelta ardua e coraggiosa, coerente con ciò che lui stesso dichiarò nell’aula di tribunale prima della sentenza: “…in quanto anarchico, ritengo i concetti borghesi di colpevolezza o innocenza totalmente privi di significato”. Quindi, una volta condannato definitivamente, ha deciso di partire, di non farsi acciuffare dai tanti apparati polizieschi che lo Stato gli ha sguinzagliato dietro.

Anni di clandestinità non devono essere stati facili, ma il modo in cui Vince ha affrontato la pena che lo Stato gli ha inflitto ci ha fatto sentire realmente complici con lui per la sua scelta.

Purtroppo il lavoro di Digos, Ucigos e tante altre merde ha portato alla sua cattura ed ora è prigioniero nel carcere di Rennes, in attesa della richiesta di estradizione in Italia dove dovrebbe scontare la condanna per la rivolta di Genova.

Spesso sentiamo scandire nei cortei “il nostro amore per la libertà è più forte di ogni autorità” ed è proprio questo amore che deve aver spinto alla scelta della latitanza. L’idea che ora il nostro compagno sia rinchiuso fra le quattro mura di un carcere ci colpisce al cuore, ma non ci abbatte; getta anzi benzina sul fuoco della lotta contro questo sistema.

Durante questi sette anni la forza della scelta radicale fatta da Vince ha dato alle lotte è stata fondamentale per alcuni e il fatto che lo Stato abbia faticato così tanto per riuscire a mettergli le catene rafforza l’immagine di un potere non sempre invincibile. La rabbia che percorre le nostre vene è tanta, ma questa rabbia non potrà che scatenarsi contro il potere e i suoi apparati, con sempre più vigore.

Quelle di Genova sono state giornate di lotta, di guerra al capitalismo, di rivolta contro l’esistente. Non possiamo quindi che riportare le parole dette da Vince nelle aule di tribunale: “Mi sono sempre assunto la piena responsabilità e le eventuali conseguenze delle mie azioni, compresa la mia presenza nella giornata di mobilitazione contro il G8 del 20 luglio 2001, anzi sono onorato di aver partecipato da uomo libero ad un’azione radicale collettiva, senza nessuna struttura egemone al di sopra di me.”

Vogliamo esprimere massima solidarietà a Vince, con la voglia di rivederlo al più presto al nostro fianco nella lotta per l’abbattimento di questo sistema.

Vince libero! Juan libero!

Morte allo Stato! Per l’anarchia!

 

Centro di documentazione anarchico “L’arrotino” di Lecco

VINCE LIBERO!

Ci teniamo, dopo il suo arresto avvenuto pochi giorni fa, a riportare la dichiarazione letta in aula da Vince durante il processo per i fatti di Genova 2001.

DEVASTATORE E SACCHEGGIATORE È LO STATO

Innanzitutto vorrei fare una breve premessa: in quanto anarchico, ritengo i concetti borghesi di colpevolezza o innocenza totalmente privi di significato. La decisione di voler dibattere in un processo di “azioni criminose” che si vogliono imputare a me e ad altre persone, e soprattutto l’esprimere qui le idee che caratterizzano il mio modo di essere e di percepire le cose, potrebbe essere oggetto di valutazioni sbagliate: è necessario quindi precisare da parte mia che lo spirito con cui rilascio questa dichiarazione, dopo anni di spettacolarizzazione mediatica dei fatti di cui si dibatte qui dentro, è quello in cui anche la voce di qualche imputato si faccia sentire. Con questo breve intervento comunque non cerco né scappatoie né giustificazioni: per me sarebbe assurdo anche il fatto che la corte decida che sia legittimo rivoltarsi non spetta ad essa. Rileggere dei fatti accaduti sotto una certa ottica, con un certo tipo di linguaggio (quelli della burocrazia dei tribunali per intenderci) non equivale solo a considerarli parzialmente, ma significa distorcerne la portata, la loro collocazione storica, sociale e politica, significa stravolgerli completamente da tutto il contesto in cui si sono verificati Quello che mi si contesta in questo processo, il reato di devastazione e saccheggio, implica secondo il linguaggio del codice penale che “una pluralità di persone si impossessa indiscriminatamente di una quantità considerevole di oggetti per portare la devastazione”: per questo tipo di reati si chiedono condanne molto alte, e questo nonostante non si tratti di azioni particolarmente odiose o crimini efferati. Mi sono sempre assunto la piena responsabilità e le eventuali conseguenze delle mie azioni, compresa la mia presenza nella giornata di mobilitazione contro il g8 del 20 luglio 2001, anzi sono onorato di aver partecipato da uomo libero ad un’azione radicale collettiva, senza nessuna struttura egemone al di sopra di me. E non ero solo, con me c’erano centinaia di migliaia di persone, ognuno che con i propri poveri mezzi, si è adoperato per opporsi a un ordinamento mondiale basato sull’ economia capitalista, che oggi si definisce neoliberista…la famigerata globalizzazione economica, che si erge sulla fame di miliardi di persone, avvelena il pianeta, spinge le masse all’ esilio per poi deportarle ed incarcerarle, inventa guerre, massacra intere popolazioni: questo è ciò che definisco devastazione e saccheggio. Con quell’enorme esperimento a cielo aperto fatto su Genova (nei mesi precedenti e nelle giornate in cui si tenne quella kermesse di devastatori e saccheggiatori di livello planetario) che qualche ritardatario si ostina ancora a chiamare gestione della piazza, è stato posto uno spartiacque temporale: da Genova in poi niente più sarebbe stato come prima, né nelle piazze né tanto meno nei processi a seguito di eventuali disordini. Si apre la strada con sentenze di questo tipo ad un modus operandi che diventerà prassi naturale in casi simili, cioè colpire nel mucchio dei manifestanti per intimorire chiunque si azzardi a partecipare cortei, marce, dimostrazioni… non credo sia fuori luogo parlare di misure preventive di terrorismo psicologico. Non starò qui a dibattere invece sul concetto di violenza, su chi la perpetra e su chi da essa si deve difendere e via dicendo: questo non per assumere atteggiamenti ambigui riguardo l’ utilizzo o meno di certi mezzi nella lotta di classe, ma perché reputo questa sede non adatta per affrontare un dibattito che è patrimonio del movimento antagonista al quale appartengo. Due parole in merito al processo alle forze di polizia. Si prova con il processo alle cosiddette forze dell’ordine a dare un senso di equità…i pubblici ministeri hanno voluto paragonare ad una guerra fra bande le violenze tra polizia e manifestanti: senza troppi giri di parole dico solo che io non mi sognerei mai di infierire vigliaccamente su persone ammanettate, inginocchiate, denudate, o in palese atteggiamento inoffensivo col preciso intento di umiliare nel corpo e nella mente… Sono ormai abituato a sentirmi paragonare a provocatore, infiltrato ecc ed è dura, ma essere paragonato ad un torturatore in divisa no… questa affermazione è a dir poco rivoltante! È degna di chi l’ha formulata. E poi allestire un processo a poliziotti e carabinieri, giusto per ricordare che siamo in democrazia significa ridurre il tutto ad un pugno di svitati violenti da una parte, e dall’altra a casi di eccessivo zelo nell’applicazione del codice. Questo, oltre ad essere sinonimo di miseria intellettuale, indica la debolezza delle ragioni per cui sprecarsi al fine di preservare l’attuale ordinamento sociale. Dal mio punto di vista processare la polizia parallelamente ai manifestanti significa investire le cosiddette forze dell’ordine di un ruolo troppo importante nella vicenda; significa togliere importanza ai gesti compiuti dalla gente che è scesa in strada per esprimere ciò che pensa di questa società, relegando tutti quanti nel proprio ruolo storico di vittime di un potere onnipotente. Carlo Giuliani, così come tanti altri miei compagni, ha perso la vita per aver espresso tutto ciò col coraggio e con la dignità che contraddistingue da sempre i non sottomessi a questo stato di cose e finché i rapporti tra le persone saranno regolati da organi esterni rappresentanti di una stretta minoranza sociale, non sarà l’ultimo. E siccome sono disilluso ed attribuisco il giusto significato al termine democrazia, l’idea che un rappresentante dell’ordine costituito venga processato per aver compiuto il proprio dovere mi fa sinceramente sorridere. Lo stato processa lo stato direbbe qualcuno a ragione. Sicuramente ci saranno delle condanne e non le vivrò di certo come segnale di indulgenza o di accanimento nei nostri confronti da parte della corte. Esse andranno valutate, in qualsiasi caso, come un attacco a tutti coloro che in un modo o nell’altro avranno sempre da mettere in gioco la propria esistenza al fine di stravolgere l’esistente nel migliore dei modi possibile.

Vincenzo Vecchi

CONCERTO 5 LUGLIO A LECCO

Giovedì 9 maggio all’arrotino

CENA + PROIEZIONE

DALLE 19:30 cena benefit arrotino

DALLE 21:00 (puntuali) proiezione di “STANDARD OPERATION PROCEDURE” e discussione.

Presso il centro di documentazione anarchico l'”Arrotino” via primo maggio 24c Lecco

Venerdì 5 aprile all’Arrotino

Cineforum giovedì 28 marzo all’Arrotino

domenica 24 marzo all’Arrotino

Venerdì 8 marzo all’Arrotino

Venerdì 1 marzo all’Arrotino

Solidarietà all’Asilo di Torino da Lecco

Da Lecco vogliamo esprimere vicinanza e solidarietà a* compagn* dell’Asilo occupato di Torino e a* arrestat* per associazione sovversiva dei giorni scorsi.

Questa azione repressiva è un ulteriore tassello dell’agire quotidiano dello Stato, che per sua natura attacca chi lotta per distruggerlo; non è la prima e non sarà l’ultima. Forti di questa consapevolezza, riteniamo che ogni volta valga la pena riaffermare con forza – a parole e con i fatti – che tutt* siamo colpit* e nessuno ha intenzione di fare un passo indietro.

La nostra complicità va anche a tutt* quell* che – a Torino e non solo – hanno dato una risposta, dimostrando che ci vuol ben altro per spegnere le fiamme di rivolta.

PER L’ANARCHIA, CON IL COLTELLO TRA I DENTI!

Brickoncelle e Brickoncelli

Cena benefit venerdì 8 febbraio all’arrotino

Cena all’arrotino venerdì sera 8 febbraio dalle 20.

Dopo lo sgombero di Villa Brick Anarchica di settimana scorsa, rilanciamo le cene al Centro di documentazione anarchico “L’Arrotino”, organizzate da alcuni mesi in risposta all’accusa di stampa clandestina nei confronti di un compagno l’estate scorsa.

Resta sicuramente in tema il fatto che, durante lo sgombero di Villa Brick, siano stati sequestrati una cinquantina di libri, alcuni manifesti e un PC, il tutto motivato dal fatto che sarebbero “oggetti costituenti reato di invasione di terreni o edifici”. Le cose a cui erano più interessati gli sbirri sono state le parole sui libri, pertanto hanno sequestrato riviste come “I giorni e le notti”, “Nunatak”, “Negazine”, “Crocenera”, libri come “G.A.R.I. 1974”, “La salute è in voi”, “Senza misure” e molto altro ancora. Ed erano incuriositi anche dai manifesti, tant’è che hanno sequestrato più copie di quello che indiceva il dibattito su Fiocchi Munizioni SpA.

Villa Brick ha costituito un’esperienza importante, ritrovarci a cena e fare due chiacchiere informali a partire dallo sgombero e dall’importanza dei libri ci sembra una buona idea.

Anarchiche ed anarchici

Villa Brick continua

Venerdì sera all’arrotino

Dato lo sgombero di Villa Brick Anarchica, la serate prevista di discussione sulla Fiocchi munizioni si svolgerà al centro di documentazione anarchico “l’arrotino”, via primo maggio 24c, rione malavedo, Lecco.

Non sarà certo uno sgombero a fermare iniziative, dibattiti e momenti di incontro.

dalle 19:30 cena

dalle 20:45 discussione su Fiocchi munizione SpA

Brickoncelle e Brickoncelli

Venerdì 1 febbraio in Villa Brick

Sabato 26 gennaio a Villa Brick Anarchica

lunedì 14 gennaio a Villa Brick

venerdì 11 gennaio in Villa Brick

Settimana a Villa Brick

26 e 28 dicembre in Villa Brick

SETTIMANA ANTI NATALIZIA

SETTIMANA ANTISECURITARIA

NASCE VILLA BRICK ANARCHICA

Iniziativa giovedì 6 dicembre a Villa Brick Anarchica

NASCE UN NUOVO POSTO OCCUPATO A LECCO

Terminata la 3 giorni dell’editoria anarchica a Lecco, alcune anarchiche e alcuni anarchici hanno deciso di continuare a voler far vivere queste quattro mura.

Per questo Villa Brick Anarchica continuerà a proporre iniziative in un posto occupato a Lecco.

La voglia di cambiare la quotidianità, di creare un angolo fuorilegge nell’oppressione autoritaria che pesa ogni giorno di più, ci porta a tenere un posto liberato in città

Passa a trovarci quando vuoi!

Se vuoi fermarti per la notte porta sacco a pelo e materassino.

Naturalmente questo spazio è chiuso a razzisti, fascisti, machisti… anzi …nasce anche per combatterli meglio!

 

GIOVEDÌ 29 NOVEMBRE

DALLE 19:30 CENA BENEFIT E A SEGUIRE PROIEZIONE DE “IPERCONNESSI”, UN’INCHIESTA SUI CAMBIAMENTI DELLE CAPACITÀ MENTALI A CAUSA DELL’UTILIZZO DI SMARTPHONE, INTERNET E PC IN MANIERA SEMPRE PIÙ OSSESSIVA COMPULSIVA.

 

SABATO 1 DICEMBRE CENA BENEFIT E SERATA MUSICALE

Per arrivare a Villa Brick posteggiare intorno a viale Turati, poi, a piedi, arrivare alla chiesa, svoltare a sinistra e subito a destra in via Vittorio Veneto. Seguire la stradina fino a quando si trova una scala sulla sinistra. Oltrepassate la ferrovia e siete arrivati!!!

EDITORIA ANARCHICA 24-25-26 NOVEMBRE 2018 A LECCO

editoria anarchica def

SE ANCHE LA STAMPA E’ CLANDESTINA

SE ANCHE LA STAMPA È CLANDESTINA…

Il 7 luglio scorso un compagno viene fermato da alcuni agenti della Polizia Ferroviaria in stazione a Lecco.  In seguito ad una perquisizione personale e all’ispezione di libri e opuscoli che porta con sé, gli agenti decidono di perquisire la casa dove il compagno sta abitando e quella dei genitori, usando come pretesto il ritrovamento, tra i suddetti volumi, de “La salute è in voi”, manuale pratico per amanti dell’azione diretta edito nel 1906 e ristampato di recente da alcuni compagni.

Alla fine delle perquisizioni altro materiale cartaceo di stampo anarchico viene sequestrato, in quanto stampato clandestinamente, e il compagno viene denunciato per “stampa clandestina”. A tale accusa si aggiunge quella di “vilipendio alle forze armate”, a causa di un manifesto in cui, all’interno di una proposta di dibattito, venivano espressamente attaccati gli Alpini.

 

Questa vicenda, purtroppo non isolata nel suo genere, offre diversi spunti di riflessione.

Innanzitutto rispolvera, tra le frecce all’arco della repressione, l’accusa di stampa clandestina. Se, da un lato, è superfluo rivendicare la stampa e la diffusione di materiale al di fuori delle regole imposte dal mercato (e dallo stato), dall’altro può essere utile soffermarsi un attimo sulle potenzialità di questo strumento repressivo.

In ogni centro di documentazione o posto occupato, infatti, ci sono decine di testi stampati in maniera “libera”, senza autorizzazioni né diritti d’autore; tutto materiale che, potenzialmente, potrebbe finire sequestrato negli sgabuzzini delle questure.

 

Come porsi di fronte a questa eventualità?

Senza nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi di una legalizzazione che, se possibile, permetterebbe di continuare a far circolare libri e opuscoli senza paura di conseguenze legali, una possibilità di risposta preventiva ad eventuali crociate repressive all’insegna della stampa clandestina potrebbe essere l’avvio di un dibattito sul significato dell’editoria “libera”, sulle sue potenzialità, sulle sue prospettive e sull’analisi delle sue difficoltà.

 

Anche l’accusa di “vilipendio alle forze armate” merita un cenno.

Non certo per la questione penale in sé, che è minima, ma piuttosto per una riflessione interna fra compagne/i. Attaccare direttamente le forze armate, nel modo che si ritiene più adeguato, secondo noi dovrebbe essere una buona abitudine da non perdere. Soprattutto dal momento che alcune di queste forze armate, come gli Alpini, si camuffano da corpi pacifici, positivi per la collettività, e grazie anche alla loro aura fintamente folkloristica fanno passare contenuti nazionalisti, razzisti e sessisti senza destare sospetti. Da qui la volontà esplicita di smascherarli, criticandoli apertamente in ogni situazione e con qualsiasi interlocutore, per squarciare quel velo di ambiguità che permette loro di avere un’agibilità incontestata.

Ben venga il vilipendio! Questo può essere un buon punto di partenza per spingere lo sguardo oltre le singole efferatezze di Alpini, polizia o carabinieri, e arrivare finalmente alle radici della questione. Ossia la necessità per lo Stato di moltiplicare i suoi apparati, con intenti repressivi o preventivi; l’esistenza delle forze armate funzionale al mantenimento dello status quo. E non di meno, soprattutto in questi tempi infausti, la spinta sempre più capillare affinché ciascun “buon cittadino” faccia proprie la delazione, la cieca obbedienza e il rispetto acritico della legge come verità assolute, tratti innegabilmente legati all’ideologia militarista.

 

Certi che queste intimidazioni non attecchiranno, serve costruire più occasioni possibili affinché le parole stampate nero su bianco squarcino il foglio ed escano allo scoperto, per esprimere una critica radicale che non sia recuperabile dal giogo democratico.

Per dar vita alla tensione contro ogni autorità, contro assassini, sgherri del potere e indifferenti sempre più complici delle atrocità di ogni giorno.

Centro di documentazione anarchico l’Arrotino

se anche la stampa è clandestina…

MARTEDI’ 29 MAGGIO ALL’ARROTINO

Lunedì 7 maggio 2018 all’arrotino

Cene dell’arrotino 2017-2018