Affinché le PAROLE siano CHIARE

 

Pandemia e conseguenze

Opporsi alla gestione emergenziale, alle limitazioni della libertà sperimentate in questi due anni e, da ultimo, anche al green pass non significa negare la gravità della situazione sanitaria, bensì significa semplicemente ribadire quanto le soluzioni imposte dallo stato siano inaccettabili: la cura non è stata forse peggiore della malattia?

Complotti e lotte

Non c’è bisogno di pensare a complotti segreti di chissà quali proporzioni o a cause paranormali per spiegare gli eventi di questa pandemia e la gestione statale che ne è seguita. Questo atteggiamento serve solo ad inibire la capacità di lotta, dato che pone come obiettivo delle entità talmente astratte e irraggiungibili da rendere impensabile opporvisi. Al contrario, chiedersi quali siano i meccanismi politici ed economici che sottostanno ad alcune scelte può portare ad una maggiore consapevolezza e determinazione nel combatterli.

Sbirri e affini

I membri delle forze dell’ordine sono i tutori dell’ordine costituito e, in quanto tali, sono necessariamente nemici di un movimento che si oppone a delle imposizioni statali. Lo dimostrano gli sgomberi di Trieste e Genova, così come gli arresti e le cariche di Milano. Solo grazie a loro è stato possibile creare lock-down, coprifuoco, autocertificazioni per uscire di casa e certificati verdi per poter lavorare. Poliziotti e carabinieri possono individualmente condividere alcune delle posizioni espresse in piazza, ma finché indosseranno la divisa restando al servizio di un potere, rimarranno dall’altra parte della barricata.

Sindacalisti e servi

Sulla questione del green pass i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL si sono comportati, per l’ennesima volta, nel peggiore dei modi. Inizialmente hanno avallato ogni scelta governativa, permettendo di spaccare i lavoratori e ricattarli. Poi, di fronte a lotte reali, hanno invocato lo sgombero dei presidi perché “non si può impedire di lavorare alla gente”, dimostrandosi ancora una volta servi dei padroni. Forse farebbe loro bene un ripasso sull’efficacia delle pratiche conflittuali, inclusi picchetti e blocchi, in situazioni di lotta politica o contrattazione sindacale.

Resistenza e antifascismo

Lottare contro il green pass significa, tra altre cose, lottare contro una forma di discriminazione, contro uno strumento di controllo, contro un attacco ai lavoratori. Tutti punti che rafforzano l’idea che una simile lotta debba essere intrinsecamente antifascista. Ne consegue che fascisti e ambigui destrorsi non possono e non devono trovare spazio e legittimazione nelle piazze no green pass. La loro presenza organizzata è solo l’ennesimo tentativo di inserirsi nelle lotte per trovare legittimazione politica.

Solidarietà e protesta

La solidarietà nei confronti di tutti coloro che, in vari modi, si oppongono all’imposizione del green pass è sentita e dovuta. A prescindere dai modi individuali di affrontare questa situazione, dal vaccinarsi, al subire tamponi e costi fino al rifiutare ogni compromesso, l’importante è lottare contro l’ennesimo strumento di oppressione. Consci del fatto che il green pass sia un ulteriore sopruso, facciamo in modo che quella attuale sia una lotta tra le tante nell’ottica di un modo senza né padroni né servi, né capi né sottoposti.

 

Anarchiche e anarchici

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