RESPINTO IL RICORSO DI ALFREDO

Il 24 febbraio la cassazione ha deciso di condannare a morte Alfredo rigettando il suo ricorso contro la sua detenzione in 41 bis.

Da questo momento Alfredo non assumerà più integratori ed altro, come già preannunciato. Attenderà la morte pur di non continuare a sopravvivere in quella “tomba per vivi” del 41 bis.

Una cosa certa è che tenteremo fino all’ultimo di salvare la sua vita.

Un’altra cosa ancor più certa è che continueremo imperterriti a percorrere la lotta per l’anarchia, quella lotta che Alfredo ha generosamente e coraggiosamente portato avanti e porterà avanti fino all’ultimo respiro.

Non dimenticandoci che uno dei passi fondamentali sarà l’abbattimento di ogni forma di carcere, il 41 bis in primis.

con amore e rabbia

per l’anarchia

 

 

 

 

 

LA PATRIA DI BECCARIA? UNA PATRIA DI BECCHINI

LA PATRIA DI BECCARIA?
UNA PATRIA DI BECCHINI

In tanti vogliono il morto ma nessuno si assume la responsabilità di vestire i panni del boia. In compenso sono tanti i becchini pronti a gettar palate di fango per preparare la fossa all’anarchico. Un balletto sguaiato e scomposto attorno ad una forca: “tolleranza zero”, scaricabarile istituzionale, cambi di rotta a seconda dell’audience, lo spettro dell’anarchia che tiene “sotto scacco” il governo, anzi lo Stato, pardon, e poi gli anarchici “stragisti” collusi con i mafiosi stragisti, con la comparsata del PD.

Un teatro mal scritto e mal recitato, un arrabattarsi di “esperti” ignoranti, mentitori professionali e compulsivi, basso giornalismo, ignavia e vigliaccheria che non fa altro che rivelare quella che è la potenzialità di un individuo che intraprende da solo una lotta contro il moloch statale. Un moloch tra l’altro che i suoi stessi costruttori dichiarano ben fragile se bastano scritte sul muro, vetrine rotte e qualche auto bruciata a metterlo in “pericolo”.

Da ogni lato da cui la si guardi, la lotta di un anarchico trovatosi scaraventato in un regime di tortura ha spezzato la narrazione imperante. Nonostante il ridicolo tentativo di accreditarlo come colluso (o, ancor peggio, diretto…) dalla mafia, nonostante il ridicolo tentativo di travisarne atti e parole, sembra che un po’ di senso critico prevalga ed il tentativo di minarne credibilità ed integrità ottiene l’effetto inverso di far emergere la coerenza lineare di antiautoritari e rivoluzionari che difendono e continuano a difendere idee e pratiche, senza farsi distrarre dai fuochi d’artificio della politica mediatica post-moderna. E si uniscono dove la repressione vorrebbe dividere.

Se si sposta l’attenzione dalla cortina fumogena che è stata sollevata, costringendo così a rispondere a castronerie di bassa lega, basterebbe appellarsi ai cardini del pensiero antiautoritario: parlare di una saldatura tra anarchici e mafia (e del suo corollario che l’antagonismo di piazza sostenga i “mafiosi”) è un ossimoro così come lo sarebbe parlare di una saldatura tra anarchici e Stato per chi, casomai qualcuno l’avesse dimenticato, del rifiuto della delega politica ha fatto da sempre un baluardo contro le derive rappresentative ed il mercato che vi è sotteso. Così come opporsi al carcere ed alla tortura non significa santificare quanti vi stanno dentro, spesso manovalanza asservita (e/o applicante pure) le stesse dinamiche politiche ed autoritarie.

L’anarchismo ha la colpa di esser stato spazzato via e maltrattato dalla storiografia ufficiale o fagocitato nel vortice di quell’analfabetismo culturale tipico dell’incultura digitale del 21° secolo, eppure il suo contributo allo sviluppo delle tensioni e del cammino rivoluzionario degli ultimi due secoli è stato fondamentale, benché spesso sovraesposto al rischio di strumentalizzazioni, epurazioni interne o autodissoltosi, incapace di far fruttare i risultati ottenuti a lungo termine.

L’anarchismo ha però il pregio di essere una mala pianta, tenace e difficile da estirpare, che ricaccia più potente se si cerca di eliminarla. È quello che stiamo vivendo. La capacità mercuriale di unirsi e dividersi, la fluidità e l’imprevedibilità hanno fatto sì che ci sia stata la capacità di sollevare una delle questioni più spinose, censurate e travisate: carcere e regimi di tortura.

Tanto ci sarebbe da discuterne, nell’immediato e in prospettiva. Ora c’è un uomo da sostenere, fino in fondo, visto che sulla sua pelle stanno giocando in troppi, senza ritegno.

Anna
05/02/2023

Aggiornamenti su Alfredo

 

SULLE REALI CONDIZIONI FISICHE DI ALFREDO COSPITO E SULLA SUA LOTTA

Vogliamo con questo scritto parlare delle reali condizioni fisiche di Alfredo, dato che in questi giorni i pennivendoli di regime stanno scrivendo tutto e il contrario di tutto, senza per altro mai riuscire a dire qualcosa di vero.

Dopo che è stata silenziata la dottoressa di fiducia che lo ha seguito durante la permanenza al carcere di Bancali, dopo il trasferimento a Milano, il nuovo medico di parte ha potuto visitarlo soltanto due settimane dopo il suo arrivo al carcere di Opera. Per di più, nonostante il drastico peggioramento delle condizioni di Alfredo (è stato trasferito sabato 11 all’ospedale San Paolo) potrà vederlo nuovamente solo sabato prossimo. Mentre giornali e tv millantano merende con yogurt e biscotti la drammatica verità è un’altra: riportiamo perciò quanto sta girando su canali non istituzionali o mass-mediatici.

Aggiornamento sulle condizioni di salute di Alfredo Cospito al 119° giorno di sciopero della fame ad oltranza (15 febbraio 2023)

In queste ultime settimane è in corso una campagna mass-mediatica di calunnia e denigrazione nei confronti del compagno anarchico Alfredo Cospito. Svariate testate giornalistiche hanno dato parecchio risalto al fatto che il compagno negli ultimi giorni avesse ricominciato ad assumere degli integratori e che avesse mangiato degli yogurt. La notizia di oggi è che il corpo di Alfredo, ormai dopo troppi giorni di sciopero della fame, ha rigettato sia questi due yogurt che gli integratori: ciò che sta al momento assumendo è unicamente zucchero, sale e potassio. Si tratta di una notizia drammatica sia per quanto riguarda la possibilità del compagno di poter arrivare vivo al 24 febbraio (giorno in cui si terrà alla cassazione l’udienza per il ricorso contro l’ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma che ha confermato la detenzione in 41 bis), che per quanto concerne la capacità di riprendere ad alimentarsi a seguito di una eventuale revoca del provvedimento di 41 bis.

La lotta di Alfredo in questi mesi ha svegliato chi, per anni, non si è accorto di quello che avveniva nelle segrete di stato del 41 bis. Anche solo per questo non possiamo che ringraziarlo della sua indomita passione per la libertà. Alfredo è un compagno anarchico rivoluzionario, che ha deciso, dal 20 ottobre 2022, di intraprendere uno sciopero della fame ad oltranza per la declassificazione dal 41 bis dopo aver vissuto sulla propria pelle l’orrore di questo regime. Ha intrapreso questa lotta innanzi tutto per sé stesso (scrive infatti “la vita non ha senso in questa tomba per vivi”); tuttavia, da anarchico, ha voluto anche portare la sua lotta personale sul piano politico, scoperchiando il vaso di Pandora di questa forma di tortura legale italiana a nome di tutti i detenuti nella sua stessa condizione.

Lo stato ha ampiamente sfruttato il controllo dei mezzi di comunicazione per tenere sotto controllo la situazione. Secretando la dichiarazione del 20 ottobre con cui Alfredo indiceva l’inizio dello sciopero della fame, ha impedito di sapere le motivazioni della lotta fino al 5 dicembre, giorno in cui Alfredo è riuscito a leggere un documento durante un processo in videoconferenza. Una volta che la lotta è uscita pubblicamente dalle quattro mura del carcere, lo stato ha tentato in ogni modo di delegittimarla, spingendosi fino all’infamante insinuazione di collusioni con la mafia. Innanzitutto non possiamo non ricordare che chi si accorda con la mafia, e la storia lo insegna, è lo Stato. In quanto anarchici il concetto stesso di mafia non può che farci rabbrividire. L’idea anarchica rifugge il concetto stesso di potere, denaro, gerarchia, anzi combatte tutto questo apertamente e senza mezze misure.

Da decenni ci si batte contro il 41 bis perché uno strumento di tortura non può essere accettato, a prescindere da chi vi sia rinchiuso. Deve essere rifiutato e combattuto sia in quanto tale che in quanto, come altri strumenti del dominio, da emergenziale tende sempre a stabilizzarsi e divenire la nuova normalità. Nato infatti in risposta alle stragi mafiose (o di stato?) del 1992, questo regime si sia allargato negli anni a diversi tipi di prigionieri.

La lotta di Alfredo è la nostra lotta, saremo sempre al suo fianco, sperando che gli enormi granelli di sabbia da lui messi negli ingranaggi del sistema carcerario diventino un giorno vera e propria frana, portando alla rovina questo sistema di dominio una volta per tutte.

FUORI ALFREDO DAL 41 BIS. FUORI TUTTI E TUTTE DAL 41 BIS

Centro di documentazione anarchico l’Arrotino

larrotino@inventati.org

https://leccoriot.noblogs.org/

venerdì 10 febbraio all’arrotino

Corteo l’11 febbraio a Milano

Il 3 e 4 febbraio a Milano per Alfredo

Alfredo trasferito a Opera

Il compagno Alfredo Cospito è stato traferito nel lager di Opera, a Milano.

La scelta dello Stato di non revocare ad Alfredo il 41 bis non può che indurre ulteriormente a muoversi.

A breve comunicheremo le iniziative di questa settimana a Milano, tenendo sempre presente che se l’obiettivo primario adesso resta la liberazione di Alfredo, non si deve dimenticare che l’orizzonte resta l’abbattimento di un regime carcerario di tortura come quello del 41 bis!

Libertà per Alfredo!

Chiudere il 41 bis!

 

sabato 28 gennaio 2023

cortei a Milano e Torino per Alfredo

Respinto il ricorso di Alfredo

Il tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto il ricorso contro il provvedimento di 41 bis per l’anarchico Alfredo Cospito

19 dicembre 2022, 61 giorni dall’inizio dello sciopero della fame ad oltranza contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo da parte dell’anarchico Alfredo Cospito.

È appena stato reso noto l’esito del ricorso contro il provvedimento di detenzione in regime di 41 bis per Alfredo Cospito: il tribunale di sorveglianza di Roma lo ha rigettato. Il compagno resterà in 41 bis. Non è il momento dello sconforto, è il momento della rabbia. La pagherete cara. Oggi come ieri: morte allo Stato, al capitale, ad ogni autorità.