NASCE UN NUOVO POSTO OCCUPATO A LECCO
Terminata la 3 giorni dell’editoria anarchica a Lecco, alcune anarchiche e alcuni anarchici hanno deciso di continuare a voler far vivere queste quattro mura.
Per questo Villa Brick Anarchica continuerà a proporre iniziative in un posto occupato a Lecco.
La voglia di cambiare la quotidianità, di creare un angolo fuorilegge nell’oppressione autoritaria che pesa ogni giorno di più, ci porta a tenere un posto liberato in città
Passa a trovarci quando vuoi!
Se vuoi fermarti per la notte porta sacco a pelo e materassino.
Naturalmente questo spazio è chiuso a razzisti, fascisti, machisti… anzi …nasce anche per combatterli meglio!
GIOVEDÌ 29 NOVEMBRE
DALLE 19:30 CENA BENEFIT E A SEGUIRE PROIEZIONE DE “IPERCONNESSI”, UN’INCHIESTA SUI CAMBIAMENTI DELLE CAPACITÀ MENTALI A CAUSA DELL’UTILIZZO DI SMARTPHONE, INTERNET E PC IN MANIERA SEMPRE PIÙ OSSESSIVA COMPULSIVA.
SABATO 1 DICEMBRE CENA BENEFIT E SERATA MUSICALE
Per arrivare a Villa Brick posteggiare intorno a viale Turati, poi, a piedi, arrivare alla chiesa, svoltare a sinistra e subito a destra in via Vittorio Veneto. Seguire la stradina fino a quando si trova una scala sulla sinistra. Oltrepassate la ferrovia e siete arrivati!!!
SE ANCHE LA STAMPA E’ CLANDESTINA
SE ANCHE LA STAMPA È CLANDESTINA…
Il 7 luglio scorso un compagno viene fermato da alcuni agenti della Polizia Ferroviaria in stazione a Lecco. In seguito ad una perquisizione personale e all’ispezione di libri e opuscoli che porta con sé, gli agenti decidono di perquisire la casa dove il compagno sta abitando e quella dei genitori, usando come pretesto il ritrovamento, tra i suddetti volumi, de “La salute è in voi”, manuale pratico per amanti dell’azione diretta edito nel 1906 e ristampato di recente da alcuni compagni.
Alla fine delle perquisizioni altro materiale cartaceo di stampo anarchico viene sequestrato, in quanto stampato clandestinamente, e il compagno viene denunciato per “stampa clandestina”. A tale accusa si aggiunge quella di “vilipendio alle forze armate”, a causa di un manifesto in cui, all’interno di una proposta di dibattito, venivano espressamente attaccati gli Alpini.
Questa vicenda, purtroppo non isolata nel suo genere, offre diversi spunti di riflessione.
Innanzitutto rispolvera, tra le frecce all’arco della repressione, l’accusa di stampa clandestina. Se, da un lato, è superfluo rivendicare la stampa e la diffusione di materiale al di fuori delle regole imposte dal mercato (e dallo stato), dall’altro può essere utile soffermarsi un attimo sulle potenzialità di questo strumento repressivo.
In ogni centro di documentazione o posto occupato, infatti, ci sono decine di testi stampati in maniera “libera”, senza autorizzazioni né diritti d’autore; tutto materiale che, potenzialmente, potrebbe finire sequestrato negli sgabuzzini delle questure.
Come porsi di fronte a questa eventualità?
Senza nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi di una legalizzazione che, se possibile, permetterebbe di continuare a far circolare libri e opuscoli senza paura di conseguenze legali, una possibilità di risposta preventiva ad eventuali crociate repressive all’insegna della stampa clandestina potrebbe essere l’avvio di un dibattito sul significato dell’editoria “libera”, sulle sue potenzialità, sulle sue prospettive e sull’analisi delle sue difficoltà.
Anche l’accusa di “vilipendio alle forze armate” merita un cenno.
Non certo per la questione penale in sé, che è minima, ma piuttosto per una riflessione interna fra compagne/i. Attaccare direttamente le forze armate, nel modo che si ritiene più adeguato, secondo noi dovrebbe essere una buona abitudine da non perdere. Soprattutto dal momento che alcune di queste forze armate, come gli Alpini, si camuffano da corpi pacifici, positivi per la collettività, e grazie anche alla loro aura fintamente folkloristica fanno passare contenuti nazionalisti, razzisti e sessisti senza destare sospetti. Da qui la volontà esplicita di smascherarli, criticandoli apertamente in ogni situazione e con qualsiasi interlocutore, per squarciare quel velo di ambiguità che permette loro di avere un’agibilità incontestata.
Ben venga il vilipendio! Questo può essere un buon punto di partenza per spingere lo sguardo oltre le singole efferatezze di Alpini, polizia o carabinieri, e arrivare finalmente alle radici della questione. Ossia la necessità per lo Stato di moltiplicare i suoi apparati, con intenti repressivi o preventivi; l’esistenza delle forze armate funzionale al mantenimento dello status quo. E non di meno, soprattutto in questi tempi infausti, la spinta sempre più capillare affinché ciascun “buon cittadino” faccia proprie la delazione, la cieca obbedienza e il rispetto acritico della legge come verità assolute, tratti innegabilmente legati all’ideologia militarista.
Certi che queste intimidazioni non attecchiranno, serve costruire più occasioni possibili affinché le parole stampate nero su bianco squarcino il foglio ed escano allo scoperto, per esprimere una critica radicale che non sia recuperabile dal giogo democratico.
Per dar vita alla tensione contro ogni autorità, contro assassini, sgherri del potere e indifferenti sempre più complici delle atrocità di ogni giorno.
Centro di documentazione anarchico l’Arrotino
Morte al fascismo!
Sabato 27 gennaio i fascisti di Casapound avrebbero voluto presentarsi in piazza a Lecco per la loro raccolta firme in vista delle elezioni. Una sessantina di compagni invece ha deciso di prendersi la piazza per non concederla ai fascisti del terzo millennio, tantomeno nel giorno in cui cade la celebrazione del “Giorno della Memoria”. Poco ci importa delle commemorazioni dettate dal potere, ma nella ricorrenza della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz non si potevano lasciare i nipotini del Duce liberamente in piazza. Come d’altronde non si dovrebbe mai fare.
Da oltre un mese queste merde si presentano nei bar, nelle strade e nelle piazze, sempre difesi da sbirri in borghese o in divisa, le cosiddette forze della democrazia, per proporre la loro ideologia assassina. Se due settimane fa i fogli delle firme da loro raccolte sono stati interamente prelevati da alcuni loro nemici all’interno di un bar della zona, sabato avremmo voluto fargli capire meglio cosa significa sparire. Purtroppo non si sono presentati pubblicamente, qualcuno girava qua e là cercando di non farsi riconoscere e abbassando la testa di fronte ad ogni persona. In seguito, dopo oltre tre ore passate ad aspettare il loro banchetto, si è deciso di fare un breve corteo in giro per la città, urlando slogan e accendendo torce, per far capire a lor signori che, come il fascismo non è morto, non è sepolto neanche quello spirito che porta a combatterlo, sempre e comunque.
Come si sono palesati i limiti del nostro agire, così il risultato ottenuto è senz’altro parziale, ma l’aver impedito loro di presentarsi in piazza ci dona comunque un po’ di buonumore.
Alla prossima andrà ancora meglio!
Morte al fascismo, di ieri di oggi.
Anarchici e anarchiche lecchesi.